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Berlusconi, Salvini e Meloni, ecco come riconquistare i moderati delusi

Giuseppe Valditara
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 Il vertice di Villa Grande, fra Berlusconi, Meloni e Salvini, è un passo avanti importante per ridare smalto ad un centrodestra uscito ammaccato dalle ultime elezioni amministrative. Appare quanto mai opportuno trovare una sintesi fra quella parte dell'alleanza che sta al governo e Fdi all'opposizione per una comune proposta. Per qualche aspetto un gioco delle parti concordato può persino rafforzare l'efficacia dell'azione politica. Se questo rinnovato patto è senz' altro utile anche come segnale di fronte ad un elettorato apparso disorientato, non risolve tuttavia il problema di una offerta politica complessiva apparsa debole agli occhi di molti cittadini che pure in passato hanno votato centrodestra. L'astensionismo, che è stato l'aspetto più caratterizzante di questa tornata elettorale, ha segnato il distacco di una parte di elettorato che non solo non ha condiviso candidature risultate troppo deboli, ma anche una proposta complessiva. TATTICA Al di là della tattica contingente è dunque necessario avere in mente una strategia di lungo periodo per tornare a vincere: l'obiettivo sono le prossime elezioni politiche. Esiste nel passato del centrodestra un esempio interessante che ci riporta a circa 20 anni fa: l'Ulivo appariva saldamente alla guida del Paese, il centrodestra non aveva ancora sperimentato un sistema diffuso di alleanze e la consapevolezza di valori comuni, arrivando a presentarsi diviso alle elezioni del 1996.

 

L'accordo fra Tatarella e Maroni, che aveva fatto saltare la bicamerale di D'Alema, era stato l'avvio di una nuova stagione culminata nel 2000 nella stesura di una piattaforma programmatica destinata a cementare la coalizione e a individuare le ragioni ideali e progettuali dello stare insieme. Un ruolo importante lo svolse l'Officina, un luogo fisico, la residenza milanese di Silvio Berlusconi, che riunì per mesi politici e intellettuali nella costruzione innanzitutto di una identità nuova e quindi di una serie di proposte forti. Cosa vuole essere oggi il "centrodestra"? Quali interessi intende rappresentare? In quali valori comuni ritiene di identificarsi? Fare chiarezza su questi interrogativi è una premessa necessaria per rilanciare la coalizione.

Ci vuole anche oggi un tavolo politico e culturale che stimoli proposte concrete, idee, e programmi, che rappresenti con chiarezza valori, che lanci un ponte verso la società, che sia aperto e plurale, riunendo non solo uomini politici, ma soprattutto intellettuali, professionisti, imprenditori. Che sia capace di dialogare e rappresentare le varie sensibilità, i differenti interessi, le diverse aree di pensiero in cui si riconosce la maggioranza morale di italiani, quella che non intende rassegnarsi alla egemonia della sinistra, ma pure quella delusa e sempre più distante dalla partecipazione democratica. Occorre un luogo anche fisico che non esaurisca il dibattito in qualche sterile convegno, ma che faccia lavorare insieme personalità significative, e rappresentative, capaci di parlare anche a quei cittadini che chiedono alla politica qualcosa di più profondo, confrontando esperienze, suscitando domande e ricercando risposte di spessore. Sono necessarie idee e battaglie nuove, capaci di tornare ad appassionare i cittadini, di suscitare un nuovo sogno, quello della rinascita di una nazione.

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