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Romano Prodi e i diritti "devastati" dal liberismo? Ecco perché è un delirio: cosa svelano i nostri stipendi

Iuri Maria Prado
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Qualche settimana fa l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, il punto di riferimento fortissimo di tutti gli spiritisti e dei pomodori pelati nazionalizzati, ha detto che bisogna rimettere in sesto di diritti sociali devastati da trentacinque anni di "liberismo". Ho ripensato a questa spassosa fesseria in questi giorni, pieni di dati impietosamente rivolti a certificare che i salari italiani non sono nemmeno al livello di quelli del 1990, ma più giù ancora. Vuoi cercare qualcuno che in Europa ha fatto peggio? Cerchi invano, perché l'Italia è proprio all'ultimo posto, appunto col salario medio inferiore a quello di trent' anni fa.

 

Allora tu vai a cercare chi siano i responsabili del massacro liberista che ha portato a questo record negativo, e con quali provvedimenti selvaggiamente liberisti sia stato messo a segno: e che cosa trovi? Niente di tutto quello e molto di tutt' altro, e cioè il mercato del lavoro più ingessato d'occidente, l'intermediazione burocratico-sindacale più pervasiva d'Europa, l'intrusione statale fino al 45% e oltre nella proprietà e nella gestione dell'impresa, il sistematico scarico delle perdite dei carrozzoni pubblici sulla groppa dell'italiano su seiche lavora per mantenere gli altri cinque.

 

Questo, pressappoco, è il quadro "liberista" che in tre decenni ha tenuto fermi i salari italiani, anzi li ha persino abbassati. Finalmente, dunque, tagliamogli le grinfie a questo liberismo devastatore, e vedi come riparte l'Italia.

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