Roberto Formigoni, la frustata: ecco come battere il crollo delle nascite dovuto al Covid
Torno a proporre un tema di cui La Frustata si è già occupata altre volte, lo faccio perché lo ritengo molto grave, come nuovi studi testimoniano, ma la politica e l'opinione pubblica preferiscono girare la faccia altrove. Parlo del drammatico calo delle nascite che si sta registrando nel nostro paese da almeno 15 anni. È evidente che la pandemia ha ulteriormente aggravato il problema, ma l'Italia è il Paese che ha reagito peggio in Europa, anche rispetto a paesi meno ricchi di noi.
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Nell'anno nero del Covid, il 2020, abbiamo avuto secondo Istat una riduzione della natalità del 9,1%, e i primi mesi del 2021 registrano dati ancora peggiori, tutti in discesa. Tra maggio 2018 e maggio 2021 la popolazione italiana è diminuita di 1milione e 400mila persone. Paesi a noi paragonabili per livelli di reddito come Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia, Olanda non hanno risentito del calo di nascite benché colpiti dal Covid come noi. E questo, spiega la professoressa Letizia Mencarini che ha curato una particolare ricerca, «per un motivo fondamentale, perché hanno sistemi di welfare più generosi», più attenti alla famiglia e alla natalità. «Dove i giovani hanno avuto meno paura di perdere il lavoro, dove si sono sentiti più protetti dal welfare, il calo di nascite non c'è stato», ha affermato.
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Fare figli è una decisione consapevole. Senza un sistema attento alla famiglia e alla maternità, come anche il nostro dovrebbe essere ma non è, i giovani hanno rinviato la decisione di fare figli, e questo dura almeno dalla crisi economica del 2008, che ha colpito tutto l'Occidente, ma dopo quell'anno l'Italia non ha messo in atto nessuna politica efficace. In Italia i rinvii hanno prodotto come conseguenza una "trappola demografica": più tempo si aspetta per fare un figlio, più sono inferiori le possibilità di una seconda gravidanza. E così siamo da tempo al di sotto del tasso di natalità che garantisce la riproduzione della popolazione. Questo tasso è di 2,21 figli per donna, con cui la popolazione rimane numericamente invariata e si ha un sano ricambio tra generazioni.
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Bene, anzi male, nessuna regione italiana raggiunge neppure lontanamente questo tasso: il numero medio di figli per donna varia da un minimo di 0,95 in Sardegna a un massimo di 1,52 in Trentino (in Lombardia è 1,26). È per questo che la popolazione italiana invecchia rapidamente e diminuisce di numero. Più anziani e vecchi, cioè meno persone attive, significa meno popolazione in grado di lavorare e di produrre, per sè e per chi oggi è in pensione. Se non correggiamo il trend, e in fretta, ci impoveriremo a ritmo sempre più accelerato. Cala la popolazione, cala la creatività e la capacità di innovazione, rischiamo a breve di perdere l'identità stessa degli Italiani.