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M5s non osa criticare Mario Draghi? Il terrore per la poltrona: tutta la verità sui grillini

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Iuri Maria Prado
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 C'è una differenza tra il modo della Lega di stare al governo e quello in cui ci stanno il Pd e i 5Stelle. La Lega ci sta, abbastanza di malavoglia, per spuntare qualcosa. Gli altri ci stanno, abbastanza volentieri, perché quello, prima che un governo di coalizione, prima che un governo guidato da Mario Draghi, prima che un governo della ripresa e della resilienza, è un governo punto e basta. 

 

Gli rode parecchio che a tirare i fili ci sia il banchiere europeista, piazzato di traverso sulla strada dell'affascinante avventura Vaffanculo/Bella Ciao: ma dopotutto è un governo, cioè la cosa che allontana il rendiconto della decozione grillina e perpetua la ragion d'essere del Pd, che non è cercare consenso per prendere il potere ma prendere il potere per costruire consenso. La richiesta di "pieni poteri" in epopea Papeete, assediata dai trasalimenti democratici di quelli che accerchiavano i palazzi romani gridando ai parlamentaridi uscire con le mani alzate, e investita dalle indignate requisitorie del costituzionalismo da 25 aprile, rappresentava poco più che un'ingenua sbavatura a paragone delle brame e soprattutto delle pratiche di potere di questi altri. 

 

Per i quali il governo non è uno strumento di amministrazione pubblica, ma la holding in cui si nazionalizza il loro organigramma. A manutenzione del quale è possibile fare praticamente tutto, a cominciare dalla conservazione in purezza dei decreti "anti umanitari" mentre si chiede la galera per chi ne fu autore, fino al massacro via tabloid del consulente all'immagine che imperdonabilmente preferisce gli uomini senza essere firmatario del Ddl Zan. Non è più nemmeno un'ipotesi di sinistra l'alternativa al "pericolo sovranista": quell'alternativa è un governo la qualunque.

 

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