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Il centrodestra passa al contrattacco. Senaldi: assalto alla Cgil, perché il quadro ora è ribaltato

 Pietro Senaldi

Pietro Senaldi
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Segnali di vita nel centrodestra. Il ministro Lamorgese, in Parlamento, ammette che gli uomini di Forza Nuova che sabato hanno assalito la sede della Cgil, lasciata sguarnita dal Viminale, potevano essere fermati ma  non è stato fatto per paura di disordini più gravi. Gli agenti quindi, compresi i 34 feriti negli scontri, sono stati mandati allo sbaraglio con l'indicazione di difendersi il meno possibile e le forze dell'ordine sapevano che il sindacato rosso era nel mirino. La Meloni, presente in aula, sbotta, punta il dito e definisce senza mezzi termini la ministra «incapace» a meno che, peggio, non sia parte attiva di una nuova strategia della tensione tesa a facilitare i disordini di matrice nera per consentire poi alla sinistra di accusare FdI di colpe non sue. Perché ieri si è avuta la confessione: fascisti tra i no vax? Giorgia non sapeva, Lamorgese invece sì.

 

 

Nello stesso giorno Gianfranco Fini rompe anni di silenzio per far filtrare il proprio pensiero dalle colonne della Stampa, con Repubblica il quotidiano più schierato contro i sovranisti, uso a vedere il fascismo in tutto ciò che sta a destra di Calenda. «I conti con il passato sono stati fatti al congresso di Fiuggi, quando i neofascisti abbandonarono An e alle elezioni successive furono decisivi per far vincere Prodi», sancisce l'ex presidente della Camera. Per chi è in buona fede dovrebbero essere parole definitive. E poi c'è Salvini. Il leader della Lega va da Draghi, nell'antivigilia dell'entrata in vigore del green pass obbligatorio per lavorare e centra il punto: «Presidente, si adoperi per la pacificazione sociale, l'allarme in Italia non è il fascismo». Come al solito, la lealtà critica del leader del Carroccio è più utile al premier della sudditanza vigliacca del Pd, la cui unica strategia è rubare il consenso di SuperMario intestandoselo.

 

 

La guerra civile oggi in Italia è tra vaccinati e non vaccinati e aver cercato di prevenirla non significa soffiare sul fuoco, come strumentalmente accusa la sinistra. Forza Nuova non si ispira a Salvini e Meloni, così come anarchici e centri sociali non ascoltano Letta e Bersani. Dopo dieci giorni nei quali è rimasto sotto botta, tra inchieste di Fanpage montate ad arte, teleprocessi sulla Piazza Rossa più che Pulita e violenze no vax bipartisan, visto che a Milano a picchiare sono stati i centri sociali, truccate da assalti squadristi, il centrodestra trova il coraggio di passare al contrattacco. La forza della sinistra sono la faccia tosta, la certezza dell'impunità e la capacità di violentare la verità ostentando la naturalezza dei giusti. Questa ricetta ha funzionato per trent'anni. Ora però Pd e affini sono minoranza nel Paese come mai erano stati prima e le loro antistoriche battaglie contro un fascismo che non c'è aprono praterie al centro.

 

 

L'orgoglio identitario mostrato ieri da Meloni e Salvini, che controbattono, muovono accuse precise e credibili, e rivendicano i propri meriti, è un primo passo. Non resta che farlo tutti i giorni, restituendo pan per focaccia e sapendo che ogni gaffe o caduta di stile sarà amplificata e usata contro di loro. Quanto alla ministra, la sua autodifesa in aula manca dell'elemento che la scagionerebbe: non è una politica e quindi non può prendere decisioni forti. Che sia un rave party, un blocco ferroviario degli anarchici, un assalto alla Cgil o una nave carica di clandestini, lei potrà solo fare da spettatore. 

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