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Dal Green pass al gran caos, gli errori del governo: Pietro Senaldi, sotto accusa c'è Draghi

Pietro Senaldi
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Il 15 ottobre entra in vigore l'obbligo di Green pass per accedere nei luoghi di lavoro. Si sapeva da tempo, ma non siamo pronti. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, un Sì vax della prima ora, lancia l'allarme: in regione ha 300mila non vaccinati e per venerdì prossimo si attende il caos, va fatto qualcosa. Condividono l'allarme anche i presidenti di tutte le altre Regioni italiane, che chiedono nuove regole. Preoccupati pure gli industriali e gli imprenditori agricoli: i primi temono di trovarsi dall'oggi al domani senza operai specializzati, i secondi non hanno manodopera nei campi, perché gli extracomunitari, che sono ormai la maggior parte dei lavoratori della terra, sono allergici alla profilassi. È panico. Solo il ministro Brunetta è ottimista, ma lui gestisce la Pubblica Amministrazione, carrozzone non legato al profitto e alla produttività. Nell'Italia dei guelfi e dei ghibellini, che è riuscita a far scoppiare una guerra civile tra vaccinati e no, trasformando la salute pubblica in questione ideologica, gli anti-profilassi godono al pensiero che il passaporto sanitario possa paralizzare il Paese. Avevamo ragione noi, sostiene la mandria No vax, il passaporto verde non serve; anzi, è dannoso, oltre che liberticida, e ora se ne accorge pure il governo. Ieri si sono radunati in diecimila in Piazza del Popolo, a Roma, per protestare, al grido di «Draghi vattene». C'era di tutto, No vax duri e puri ma anche persone normali. È finita male: tensioni e scontri con la polizia. 

 

 

 

I No vax hanno torto, ma il governo non ha tutte le ragioni. La vaccinazione di massa ha permesso di limitare il Covid, tant' è che oggi abbiamo la metà dei contagiati quotidiani rispetto all'anno scorso, quando la curva dei malati di questi tempi era già in forte salita e ci preparavamo a richiudere. Ora invece l'epidemia è in ritirata e si respira solo ottimismo. Però l'obbligo di Green pass rischia di creare problemi alla produzione, tant' è che i governatori, stavolta d'accordo con Salvini, chiedono di allungare da 48 a 72 ore la validità del tampone e alcuni imprenditori vorrebbero posticipare l'entrata in vigore del Green pass obbligatorio al lavoro. Bisogna avere il coraggio di dirla tutta per come è. 1) Se la crescita economica ha livelli superiori al 6% e le nostre vite hanno ripreso una parvenza di normalità è solo perché fa ammalare meno persone e meno gravemente.

2) Il Green pass è servito a far sì che i luoghi di grande diffusione del contagio, come ristoranti e palestre, fossero frequentati solo da vaccinati e quindi ha ridotto la diffusione del contagio. 3) Il governo ha puntato tutto sul vaccino, senza preoccuparsi troppo di contrastare altrimenti l'epidemia e l'introduzione del Green pass obbligatorio è stata la mossa per convincere anche i riluttanti a vaccinarsi. 4) Il Green pass ha evitato che fosse imposto l'obbligo vaccinale ma così com' è ha esaurito la sua funzione e vanno cambiate le regole. Il passaporto sanitario infatti ha avuto un successo limitato: nei primi giorni si è registrato un forte incremento delle iniezioni però gli scettici non sono stati convinti, tant' è che ancora oggi abbiamo oltre otto milioni di italiani sopra i dodici anni non vaccinati. 5) Neppure la minaccia di sospensione dallo stipendio è servita al governo per convincere i contrari a vaccinarsi.

 

 

 

 

Anzi, molti hanno vissuto l'obbligo di Green pass al lavoro come una sfida a cui resistere a tutti i costi. Era prevedibile, conoscendo l'anarchia e la testardaggine degli italiani. 6) Il numero di persone non ancora vaccinate, e che probabilmente non si vaccineranno mai, abbinato all'obbligo di Green pass, ha determinato una carestia di tamponi, quindi è possibile che il 15 ottobre diversi italiani non potranno andare al lavoro perché non riusciranno a farsi certificare in farmacia. 7) È giusta la preoccupazione dei governatori e degli imprenditori ma il tentativo di correre ai ripari è tardivo. Se gli adoratori di Draghi non fossero stati tutti concentrati nel contribuire alla narrazione «tutto bene, madama la marchesa», oggi non saremmo così in ritardo. A questo punto non resta che accogliere le richieste delle aziende: sì ai tamponi veloci fai-da-te e all'estensione della validità del Green pass legato al tampone. 8) Per un mese e mezzo Salvini, che prima ha parlato di obbligo vaccinale e poi ha chiesto un prezzo calmierato dei tamponi e aiuti alle aziende, è stato trattato dalla sinistra come un sabotatore.

Invece aveva capito tutto prima degli altri, ma in Italia chi parla fuori dal coro viene sempre fatto passare per un fesso a cui volentieri si appiccica l'etichetta di non essere in grado di governare. 9) Come al solito il governo in Italia scarica le proprie inefficienze sui cittadini. Spetta alle aziende controllare che i propri dipendenti siano vaccinati e assumersi la responsabilità di errori e disguidi. Spetta ai lavoratori, che nel loro pieno diritto non si sono vaccinati, procurarsi un tampone costoso e introvabile. Della serie: fare di tutto per allargare la platea dei vaccinati è un'idea giusta, ma l'obiettivo poteva essere perseguito meglio. 10) Il clima sta tornando pesante. In piazza c'erano invasati da condannare, ma a questo punto forse, come suggerisce Forza Italia, valeva la pena introdurre direttamente l'obbligo vaccinale e affrontare il problema per tempo e apertamente. 11) Le proteste sono legittime, la violenza no e ha l'effetto controproducente di indebolire la voce di chi scende in piazza. I No vax duri e puri sono i più grandi nemici di chi chiede nuove regole per il green pass. 12) Il governo deve trovare una soluzione subito, già da domani. E stavolta deve essere chiara, diretta e coraggiosa. 

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