Vittorio Feltri? Toghe e giornalisti lo attaccano perché è un uomo libero: brutta bestia, l'invidia
Mi prenderò del leccapiedi ma non me ne frega niente. E per aumentare il sicuro effetto mando proprio a Libero, non agli altri giornali per cui mi capita di scrivere, questa sviolinata in favore di Vittorio Feltri. Ma andiamo alla ciccia. Feltri dice che i suoi colleghi e i ridicoli organismi che governano la categoria l'han preso in antipatia perché lui ha avuto molto successo e ha fatto molto denaro col suo lavoro, mentre il grosso degli altri sopravvive a reddito mediocre in un triste anonimato.
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Di qui, l'invidia, il risentimento, l'astio verso questo signore che negli anni ha messo tanto fieno in cascina e- dove andava, andava - faceva meglio dei predecessori. Io non credo che si tratti di questo. Secondo me i soldi non c'entrano proprio nulla. La realtà è che Feltri è il più grande giornalista della sua generazione, di quella precedente e pure di quella successiva. È il suo mestiere, il suo naso, la sua perizia artigiana, la sua capacità di intelligenza della notizia, è tutto questo che manda in bestia il giudizioso giornalistello che biascica scemenze sull'informazione corretta e sul decoro.
Poi c'è quello che Vittorio Feltri, invece, non ha, e questa mancanza fa a sua volta perdere le staffe al rappresentante della categoria. Infine, ed è questo il più intollerabile dei suoi tratti, Vittorio Feltri ha sempre osservato una prassi libertaria nel proprio lavoro. Ora vedo che qualche magistrato chiede che Feltri sia mandato in galera per un titolo che si assume illecito. C'è da compiacersene: la specchiatezza, la nobiltà, la professionalità del giornalismo italiano saranno finalmente ripristinate.