Vittorio Feltri, la riflessione: "Sul lavoro c'è incidente e incidente, la colpa non è sempre degli imprenditori"
Gli ultimi giorni sono stati funestati da vari incidenti mortali sul lavoro. Il che provoca angoscia in tutti noi che guardiamo la tv e leggiamo i giornali, apprendendo che tanta gente muore mentre sgobba col solo intento di tirare a campare. Poi si tratta di accertare le responsabilità degli incidenti anche per capire le cause vere delle varie sciagure. Normalmente le colpe vengono addossate agli imprenditori. Essi, secondo la vulgata, non garantirebbero ai dipendenti le difese necessarie onde evitare di farsi del male mentre svolgono le loro mansioni. E in queste accuse indubbiamente c'è del vero, ma non tutta la verità. In effetti molti decessi sono attribuibili alla fatalità, spesso anche a disattenzioni delle vittime. Un carpentiere impegnato a sistemare un terzo piano e a causa di una distrazione scivola e precipita al suolo non è uno stupido e neppure è tale l'impresario.
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Le disgrazie succedono da sempre a prescindere dalla negligenza di chi le subisce offrendo la propria manodopera e dalla volontà di chi la richiede e la retribuisce. Anche un carabiniere che viene aggredito e ucciso da un bandito muore sul lavoro, ma nessuno osa incolpare lo Stato da cui egli è stipendiato. Esistono attività pericolose e altre meno. Un impiegato amministrativo non rischia mai la vita, al massimo crepa di noia. Viceversa chi maneggia macchinari pesanti e difficili da controllare è sempre in pericolo. Questo discorso sommario non vale soltanto per i lavoratori italiani, ma anche per quelli francesi, inglesi, belgi eccetera. Gli incidenti, più o meno gravi, purtroppo accadono dappertutto e prevenirli completamente è pressoché impossibile.
Indubbiamente è necessario invocare maggiore prudenza da parte degli industriali, ma è pure opportuno raccomandare a chi fa un mestiere non sedentario di adottare con scrupolo misure di sicurezza. Un'ultima osservazione decisiva per comprendere il problema di cui discettiamo: è falso sostenere che il nostro Paese sia il più esposto in materia di infortuni in campo professionale. Le statistiche europee dimostrano che anche noi siamo in linea con i dati continentali. Pertanto smettiamola di considerarci sempre gli ultimi della classe, quando viceversa non lo siamo. Ciò non significa che dobbiamo abbassare la guardia nella tutela di chi lavora, ma non esageriamo con l'auto denigrazione.