Pierluigi Bersani, la sparata: "No vax, operazione orchestrata da fascisti". Che disastro: cosa scorda sul Duce
La prima novità della stagione televisiva è l'evoluzione di Pierluigi Bersani, ex segretario del Pd ammainato da tempo e riconvertito al ruolo di caratterista da salotto tv. Fino all'altro ieri era una figura consolatoria dell'elettorato nostalgico della ditta rossa. Compariva pacioso, diceva cose da collettivo studentesco rese digeribili dal suo simpatico linguaggio contadino, sparava quattro metafore da lettino dell'analista e, riesumando il campionario del Pci anni Ottanta, rendeva chiaro agli italiani perché sono sempre stati un popolo di centrodestra. Ora ha cominciato a raccontare balle come un grillino qualsiasi; non potendo battere i Cinquestelle, e neppure allearsi a loro, ha deciso di scimmiottarli nei peggiori vizi. Intervenuto baldanzoso a Di Martedì, forse dopo essersi fatto un paio delle sue amate birrette, il padre politico del ministro Speranza (basterebbe questo per bocciarlo come leader) ha coniato un'equazione da sballo: si legge No vax, si dice Sì dux, come a insinuare che chi non si siringa è un fascista.
È vero che l'epiteto è talmente abusato e impiegato a sproposito da non significare più nulla, giacché oggi un "fascista" non si nega a nessuno; per meritarselo basta pestare per sbaglio il piede a un estraneo sul tram. Però lo slogan partorito dall'ex segretario no-governo offende la realtà, e quindi i cittadini, fascisti e non; e questo non solamente perché fu proprio la Buonanima di Predappio a introdurre in Italia l'obbligo di profilassi. La divisione degli italiani in democratici buoni e vaccinati e fascisti cattivi e non immunizzati è una creazione della sinistra. Incapaci di dialogo e neppure incuriositi dal tentativo di capire chi non la pensa come loro, i piddini di oggi e di ieri sanno usare solo la criminalizzazione dell'avversario come argomentazione anche su semplici fatti pratici. Con la fantasia azzerata dall'ideologia poi, conoscono solo il termine fascista per delegittimare il diverso, come se la sinistra fosse in grado di racchiudere e rappresentare tutto quel che non ha la divisa nera.
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Bersani va avanti così da anni, con un rassicurante fantasma nero che gli cammina al fianco e lui riesuma ogni volta che non sa cosa dire. Peccato. È stato, con le sue ottime liberalizzazioni di inizio secolo, forse il miglior ministro che la sinistra ci abbia mai regalato. Purtroppo dopo ha fatto altro. Quando aveva il pallino in mano, da segretario dem, ha avuto per due volte l'occasione di governare, nel 2011 quando Napolitano gli licenziò Berlusconi e nel 2013, quando pareggiò elezioni vinte, ma al momento di fare il passo avanti gli tremarono le gambe e da allora si è rifugiato in una litania fanciullesca su quel che avrebbe potuto e dovuto essere e invece mai sarà. Più parla e meno Pierluigi si accorge che la mucca nel corridoio sempre più stretto della sinistra è lui e chi continua a pensarla come lui, sospeso tra la caccia al fascista immaginario e la ricerca del se stesso svanito nel tempo.
I No vax in orbace di Bersani sfilano per le strade al grido di "libertà" e denunciano oggi la dittatura del Green pass, che altro non è se non un modo per obbligare la gente a vaccinarsi, come ieri, in molti di più a dire il vero, protestavano contro la dittatura sanitaria di Conte e di Speranza. Non è un cortocircuito, ma la chiusura del cerchio. In un'Italia sempre più divisa su tutto, dove il passatempo quotidiano degli esponenti della stessa maggioranza è insultarsi senza requie, l'epiteto "fascista" è a disposizione di tutti e a tutti riferibile, non essendo nessuno disposto ad ascoltare l'altro.