Vittorio Feltri e la scomoda verità su Mario Draghi: "Perché evita quella rompic*** della Gruber", il segreto del suo successo
Forse molti lettori mi prenderanno per pazzo, tuttavia sono convinto che il successo di Mario Draghi dipenda in gran parte dal fatto che egli non frequenta i programmi televisivi classici, mi riferisco ai talk show più diffusi, tipo quello che è ricominciato ieri sera, Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber, eccellente giornalista ed eccellentissima rompicogl***i. Il premier fu accolto a Palazzo Chigi con entusiasmo da tutti i media, addirittura portato in trionfo come il salvatore della patria. Poi si è messo a lavorare sodo e benché non abbia compiuto miracoli, si è comportato egregiamente senza esporsi a critiche aspre.
L'uomo sa il fatto suo e pure quello degli altri, avendo una lunga pratica di vicende economiche e in genere pubbliche. Cosicché perfino i suoi potenziali avversari lo stimano e in ogni caso lo rispettano. Normalmente in ambito politico un personaggio emergente suscita all'inizio simpatia, però dopo breve tempo diventa odioso perché calpesta gli interessi di questa o di quella corporazione. Spesso viene addirittura insultato e le masse esprimono platealmente il desiderio di liberarsene. Questo fenomeno, che definirei di rigetto, nel caso del cosiddetto Supermario non è avvenuto. Come mai?
Video su questo argomento"Faccia il suo lavoro o lo lasci fare agli altri". Immigrati, Salvini a valanga contro Lamorgese
Ho un sospetto. Forse costui, a differenza di tutti i suoi predecessori, ha evitato con cura maniacale di frequentare i numerosi salotti televisivi che infestano qualsiasi emittente, da quelle pseudostatali a quelle private, che propongono sempre e sistematicamente gli stessi argomenti triti e ritriti: il Covid, l'obbligo vaccinale, le Varianti, il Green pass, i soliti discorsi, le solite lagne, i no vax. Un campionario inesauribile di banalità ripetitive e stucchevoli.
Draghi giustamente se ne infischia di Concita De Gregorio, di Barbara Palombelli, di Massimo Giletti e compagnia frustrante, compresa la Gruber, definita argutamente da Mascheroni (Giornale) redical-speck. Il presidente del Consiglio è immune non solo dalla pandemia ma anche dalla mania di sbattere la propria immagine sul piccolo e scocciante schermo presente ormai in ogni casa, i cui abitanti ne hanno le scatole piene del quotidiano bla bla che ammorba e intontisce. Non possiamo esimerci dal rivolgere complimenti a Draghi per essersi immunizzato oltre che dalla malattia del secolo pure da quella, peggiore, provocata dal presenzialismo davanti alle telecamere guidate da insulsi chiacchieroni e chiacchierone.