Enrico Letta pur di evitare le urne mette i bastoni tra le ruote a Mario Draghi nella corsa al Quirinale
Cosa non si fa per evitare di andare subito a votare... In tal senso è eclatante il caso di Enrico Letta, pronto ad insistere sulla necessità (l'ha fatto anche alla Festa dell'Unità di Bologna) che il governo Draghi resti in carica fino al 2023, cioè fino alla scadenza naturale della legislatura. E la corsa al Quirinale che si disputerà l'anno prossimo e che vede proprio il presidente del Consiglio in pole position? Per il segretario del Pd passerebbe in secondo piano: ubi maior... A detta di molti, ribadendo che l'esecutivo non si tocca, Letta avrebbe dato un esempio di realpolitik: l'Italia sta cercando di risollevarsi dalle macerie del Covid e soltanto l'ex presidente della Bce sembra oggi in grado di portare a compimento (o, almeno, di tentare) l'operazione-salvataggio della nave tricolore. Peccato che Letta non era così convinto dell'insostituibilità di Draghi appena quattro mesi fa, quando quest' ultimo aveva bocciato l'idea di Enrico di aumentare la tassa di successione sulle eredità più alte.
In quell'occasione, il capo del governo era stato chiaro: «non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli». E Letta, suo malgrado, aveva dovuto incassare una sconfitta. E allora perché tanto desiderio di tenere ancora sul ring l'ex numero uno di Francoforte, nonostante tutto? La ragione è semplice: così facendo, si porta la legislatura al 2023, cioè alla sua scadenza naturale. E - in un momento in cui i sondaggi stanno penalizzando Pd e "grillini" - non andare subito alle urne potrebbe rivelarsi, almeno così spera Enrico, un grosso vantaggio per la sinistra che avrebbe modo di respirare per altri dodici mesi mantenendo in carica tutti i parlamentari. Sarebbe, soprattutto, un "atout" in più anche per lui che, a proposito di eredità, ha avuto in dote il testimone già delle Botteghe Oscure e che in tanti (anche nel suo partito) vorrebbero che già ora restituisse. Come dire: meglio per Letta tenersi un boccone anche indigesto piuttosto che pagare subito un conto salato.
E, tenendo a tutti i costi Draghi a Palazzo Chigi, una specie di "whatever it takes" in versione italiana, Enrico si prende anche una piccola rivincita sullo stesso premier perché potrebbe così frenare le sue ambizioni più segrete: sono in molti a ritenere, infatti, che, sotto sotto, SuperMario preferirebbe salire subito al Quirinale. Ma il bello della vicenda è che, nel frattempo, il Partito democratico continua a criticare il leghista Salvini per lo stesso motivo: anche lui viene accusato di avere un comportamento a zig-zag nei confronti del governo Draghi. Chi ci capisce è bravo.
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