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Vittorio Feltri contro i giovani tatuati: "Perché lo fate? Un disastro eterno, li dovrete mostrare anche a 60 anni"

Vittorio Feltri
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 Chi, come me, ha una certa età incontra qualche difficoltà nel comprendere una ossessione dei giovani e non i giovani in generale, dato che quelli di oggi, a parte l'abbigliamento e la droga che adottano con disinvoltura, sono uguali a quelli di mezzo secolo fa, ossia un po' stravaganti e troppo esagitati. Ciò che rende i ragazzi contemporanei diversi da come eravamo noi sono i tatuaggi. I quali un tempo erano rari, distintivi dei carcerati e dei pirati protagonisti di film mediocri, cosiddetti di cappa e spada. Nessuno dei miei compagni di scuola e dei miei amici aveva la pelle imbrattata di sgorbi.

D'accordo, io vivevo in una città di provincia dove i costumi erano piuttosto rigidi: anche i miei coetanei più scatenati trascorrevano il tempo libero all'oratorio, molti erano boy-scout, giocavano a calcio sui campetti di periferia, i più ricchi giravano in bicicletta, non frequentavano discoteche solamente perché non esistevano. L'abbigliamento era modesto ma classicheggiante. Io indossavo pantaloni alla zuava che, se li vedessi addosso a qualcuno, oggi, avrei l'urto del vomito. Insomma, il mondo era differente, non intendo migliore, tuttavia senza dubbio più sobrio. Meno stupidamente sciatto. Attualmente quasi tutti, perfino i giornalisti di Libero, si presentano vestiti come zingari in procinto di svaligiare un appartamento: pantaloni col cavallo che arriva alle ginocchia, camicie e magliette blu o verde scuro, della cravatta neppure l'ombra.

 

 

Il mio stupore davanti a tanta trasandatezza è enorme, eppure non oso criticare alcuno. Il motivo? La maggioranza dei colleghi ha l'epidermide che somiglia in modo impressionante a una polverosa tappezzeria del 1950, essendo piena di tatuaggi raccapriccianti, che raffigurano draghi, bestie varie. Pure le fanciulle sulle braccia e sulle gambe mostrano orgogliosamente delle scritte che evocano misteriosi amori. Sinceramente non afferro il senso di questa supposta arte grafica applicata al corpo umano, che fa già abbastanza schifo se pulito, figuriamoci se imbrattato da disegni e parole incomprensibili. Nel mio piccolo ho indagato per cogliere le ragioni che inducono le nuove generazioni a sporcarsi in quella maniera.

 

 

 

Già mi danno sui nervi i murales che violentano le pareti degli edifici, figuratevi se posso sopportare i tatuaggi sulla schiena di un essere umano con cui ho quotidianamente a che fare. Da notare che la pelle umana trattiene in eterno i succitati tatua ggi, che sono indelebili, pertanto le personcine che oggi li mostrano su di sé non potranno cancellarli neppure quando avranno 60 anni. Un disastro eterno. So che le mode si basano su concetti irrazionali, e proprio per questo trionfano specialmente tra coloro che hanno una verde età. Con questo articolo non spero di convincere nessuno a rinunciare di insudiciarsi le membra, però ammetto che mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse la ratio ditale pessima pratica.

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