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Alessandro Sallusti, l'affondo contro Claudio Borghi: "Non sa cos'è la libertà, quante balle sul Green Pass"

Alessandro Sallusti
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Così come l'orologio rotto due volte al giorno segna l'ora esatta anche Claudio Borghi, onorevole leghista noto prima per voler abolire l'euro, poi i vaccini e domani chissà (un genio, non c'è che dire, nel senso che ha capito come funziona la comunicazione, cioè che più spari cavolate più probabilità hai che qualcuno si accorga della tua esistenza) ieri l'ha detta giusta: «Se a settembre ci saranno meno contagi diranno che il Green pass funziona, se saranno di più che ci vorrà più Green pass». 

 

Ovviamente lui intendeva dire che è tutta una truffa per convincere la gente a vaccinarsi ma, sbagliando, una volta tanto l'ha azzeccata: in ogni caso per non soccombere al virus, far precipitare gli ospedali e l'economia nel caos dovremmo adattarci a vivere - mi auguro non all'infinito - con il Green pass più o meno rigido in base all'andamento della pandemia. Questa banale verità, che non è né giusta né sbagliata ma semplicemente inevitabile, per il Borghi è una inaccettabile limitazione delle sue libertà tra le quali quella di non dover rendere conto a nessuno del suo stato di salute e delle sue generalità. 

 

Per quanto riguarda la salute, beh, già oggi Borghi deve dimostrare, senza che questo lo turbi, di essere in forma se vuole accedere ad alcune libertà tipo guidare, pilotare aerei o natanti, possedere armi, accedere a una palestra, essere assunto in alcune branche dello Stato e financo correre una campestre di paese, insomma per fare cose nelle quali, se lui non fosse a norma, metterebbe a rischio la sua e l'altrui vita esattamente come per il virus. 

In quanto alle generalità, sono certo che il portafogli del Borghi sia già ora colmo di Green pass da esibire in base all'occorrenza a signori sconosciuti e senza i quali non può accedere ad alcune libertà: alla Camera lo fanno entrare solo con l'apposita card, quando (purtroppo) va in Rai, a Mediaset o a La7 deve lasciare il documento alla reception, persino se andasse a importanti eventi sportivi o musicali con biglietti nominativi dovrebbe dimostrare all'ingresso di essere Claudio Borghi. 

Tutto ciò senza contare che in quanto figlio del suo tempo, il Borghi ha già regalato la sua privacy ad Amazon, Facebook e chissà quante diavolerie simili. Non sarà quindi la domanda di un ristoratore responsabile a minare ulteriormente la sua, e la nostra, libertà.

 

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