Mps, a Siena si era realizzata l'egemonia gramsciana: così la sinistra poteva controllare tutto
Alcuni anni fa in una famosa telefonata indebitamente intercettata e altrettanto indebitamente regalata a Berlusconi, Fassino interpellò Consorte di Unipol che stava scalando la Bnl. «Digli il meno possibile», aveva suggerito a Consorte Massimo D'Alema che era il vero kingmaker della scalata. «Ma allora abbiamo una banca!» esclamò Fassino. A parte il casino che successivamente scatenò quella battuta essa era imprecisa. Storicamente il Pci ha sempre avuto una banca, e questa banca si è chiamata Monte dei Paschi di Siena.
Era così integrato nel sistema che le sue cariche fondamentali erano assegnate sulla base dei risultati dei congressi del Pci senese. Si è trattato di una autentica "Banca del territorio" nel senso che attraverso di essa si diramava in modo capillare il controllo del Pci su tutto il territorio. Tramite gestori intelligenti l'interclassismo comunista raggiungeva il massimo della sua dilatazione, coinvolgendo tutte le categorie economiche senesi ma anche le contrade e i cavalli del Palio, autentici gioielli imprenditoriali, operazioni politiche e culturali. Una banca di questo tipo forniva una versione del tutto creativa e originale della nozione gramsciana di egemonia nel senso che da un lato si traduceva nella soffice conquista delle principali casematte del potere e per altro verso in un rapporto dialettico tra le categorie marxiane della struttura e della sovrastruttura.
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Così il finanziamento del Pci, che è stato quello più organicamente irregolare fra quello di tutti i partiti, ha avuto anche la gemma costituita dal controllo totale su un istituto bancario. Poi il troppo stroppia. D'Alema a un certo punto fornì Mps un grande manager di sua fiducia, di nome De Bustis. Da lì cominciarono i guai perche De Bustis portò a Mps la Banca di Salento a condizioni discutibili. A condizioni ancor più discutibili fu acquisita la Antonveneta che costitui l'inizio della catastrofe. Come contorno vale quello descritto ieri sulle pagine di questo giornale da Zulin, nel senso che «oltre mille politici, protetti dalla privacy, devono 60 milioni al Monte dei Paschi». Quando Berlinguer ha aperto la questione morale e ha parlato del Pci come di un partito diverso ha operato una bella manipolazione della realtà.
Il punto vero era un altro: il Pci e poi il Pds non erano dei partiti diversi quanto ad eticità. Il Pci-Pds era un partito diverso per la copertura giudiziaria di cui godeva a partire dal pool di Mani Pulite. Il vice di Borrelli, D'Ambrosio, svolse in quegli anni un ruolo fondamentale di copertura tant' é che il suo fu l'unico caso in quella vicenda di un pm che fece indagini a tutela di un imputato. Il cittadino imputato si chiamava Greganti. D'Ambrosio trovò proprio negli archivi del Monte delle discutibili pezze di appoggio a sua difesa (la ricostruzione fu contestata da un altro pm, Tiziana Parenti, che non a caso fu espulsa poco dopo dal pool). Invece, per una serie di combinazioni casuali, successivamente magistrati protagonisti di quella storia trovarono un posto nelle liste del Pds, Di Pietro nel Mugello e poi nella lista unica di Veltroni, D'Ambrosio al Senato per tre legislature.
Quindi un partito davvero diverso il Pci-Pds-Pd. Anche per ciò che riguarda Mps i fili della storia si ricompongono. Così Padoan nel 2017 da ministro del Tesoro ha salvato Mps e adesso da presidente di Unicredit si appresta ad accoglierlo nelle braccia capaci e accoglienti di uno dei più grandi istituti di credito italiano. A sua volta sempre per una casualità Enrico Letta si presenta proprio a Siena alle elezioni suppletive. Tutto si salda: ne vedremo delle belle se qualcuno sarà capace di tenere gli occhi aperti.