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Vittorio Feltri, i segreti dietro le quinte di Mario Giordano: perché la sinistra lo detesta

Vittorio Feltri
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Mario Giordano è uno degli ultimi giornalisti talentuosi del nostro Paese. Ha scritto decine di saggi pubblicati in altrettanti volumi,inchieste di notevole valore, ha diretto il Giornale e vari notiziari televisivi. È indubbio, si tratta di uomo di successo: ovunque abbia lavorato ha lasciato il segno. Attualmente conduce per Rete 4 un programma, Fuori dal Coro, che ottiene risultati di ascolto eccezionali (andrà nuovamente in onda dal prossimo settembre). La gente lo segue con simpatia e passione perché avverte in lui una spiccata sincerità oltre a una notevole capacità di interpretare il pensiero diffuso.

Il suo linguaggio, benché popolare, è correttissimo e colloquiale, il che rende il personaggio familiare, uno capace come pochi di interpretare un sentimento di giustizia. Nonostante ciò Giordano non gode di una stima sconfinata a livello di critica televisiva né piace molto ai colleghi, forse perché invidiosi della sua forza mediatica. Il fatto che egli non sia celebrato come merita è francamente un mistero. Ho un sospetto malizioso che mi azzardo ad esprimere.

 

 

 

Mario non ha una voce baritonale, sembra piuttosto femminile o infantile. Il che contrasta con gli argomenti duri che suole affrontare, non disdegnando di emettere autentici strilli specialmente nel caso in cui sia indignato davanti alle porcherie nazionali. Se la mia supposizione è fondata, mi sento autorizzato a essere indignato: si può non attribuire i meriti che spettano a un personaggio di valore solamente perché il tono della sua favella non è quella di Vittorio Gassman? Mi sembra una idiozia indegna di essere presa in considerazione.

Qualcuno lo critica poiché talora esce dai gangheri nel denunciare certe storture che caratterizzano la vita italiana. Io invece ritengo che abbia ragione lui quando perde le staffe. Un esempio. Ci sono numerose famiglie che, dopo aver acquistato un appartamento, se lo vedono occupato abusivamente da alcuni mariuoli e non riescono più a riappropriarsene. Nessuna autorità le aiuta a ottenere ciò che spetta loro. Sindaci, polizia, carabinieri, vigili urbani non vanno in soccorso di chi è stato derubato di un bene prezioso quale la casa. Giordano è l'unico giornalista che si preoccupa di simili e diffusi torti. Si fa carico nelle sue trasmissioni di ripristinare la legalità, spesso riuscendo nei suoi nobili intenti. Eppure non c'è anima che gli riconosca di agire negli interessi dei poveracci che hanno patito determinati abusi.

 

 

 

Ogni martedì va in onda Fuori dal Coro e non c'è settimana che a Giordano sfuggano le cose più assurde che accadono dalle nostre parti. Non nascondo che il suo giornalismo supportato da decibel altissimi a me garbi moltissimo. Stando alla retorica più scontata, i cronisti dovrebbero essere i cani da guardia del potere, in realtà essi più che belare non fanno. L'unico che abbaia e morde è Mario. Gli altri si accucciano ai piedi del potere pronti a leccare nella speranza di azzannare almeno un ossicino. Il signore Fuori dal coro lo conosco dai primi anni Novanta.

Mi fu segnalato da Roberto Crespi, grande amministratore del Giornale, che mi chiese di incontralo per valutarlo. Ricevetti il giovanotto disoccupato (il quotidiano dove aveva lavorato, l'Informazione, aveva cessato le pubblicazioni) e invece di conversare con lui, esercizio che consideravo inutile, gli affidai il compito di scrivere per me un articolo su Fossa, candidato presidente di Confindustria. Mario un po' sorpreso se ne andò dopo aver annotato la mansione che gli avevo assegnato. Due giorni appresso egli mi recapitò un elaborato di quattro cartelle che lessi subito per pura curiosità. Era un pezzo perfetto, ben scritto, pieno di notizie. Mi prese la smania di assumerlo subito. Telefonai immediatamente a Crespi e lo pregai di fare un contratto al ragazzo che mi aveva presentato. Troppo bravo per lasciarlo sfuggire. Trascorse poco tempo e lo promossi inviato sul campo, lo strameritava. I primi passi Mario li ha compiuti con me, e ne sono fiero, poi da solo ha percorso chilometri e ora sono qui a elogiarlo in quanto è migliore di me, e non ci vuole molto. Pardon.

 

 

 

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