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Vittorio Feltri mette alla berlina Giuseppe Conte: "Sui congiuntivi peggio di Di Maio, venghi pure da me"

Vittorio Feltri
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La pedanteria non è la mia specialità. Capita a chiunque, scrivendo e parlando, di dire una o più fesserie, cioè di sbagliare qualche verbo. Tuttavia c'è un limite a tutto, anche agli sfondoni. È noto il caso di Di Maio che ha dimostrato in passato di avere un contenzioso irrisolto col congiuntivo, niente di grave, ma non si poteva impedire alla gente di ridere delle sue imprecisioni lessicali. Un giovanotto che ha concluso gli studi del liceo classico eppure inciampa in errori macroscopici dal punto di vista linguistico non passa inosservato, specialmente se il soggetto in questione è un ministro della Repubblica. Se un tranviere o un muratore o perfino un giornalista non è in grado di dire o scrivere una frase corretta, pazienza, merita una tiratina di orecchie e nulla più.

 

 

 

 

 

Ma se la cantonata la prende un (teoricamente) autorevole rappresentante del governo, la musica cambia. Scatta in chi legge o ascolta un senso di riprovazione che sconfina nel disprezzo. Chi sta in alto, se cade in basso con la grammatica ola sintassi, rimedia una figuraccia dalla quale non si risolleverà in fretta. E veniamo al fatto, anzi al misfatto, più recente. Giuseppe Conte, per due volte presidente del Consiglio, l'ha combinata grossa. Ha girato un video finito fatalmente sui social, vedendo il quale si capisce che l'avvocato del popolo ha un eloquio pasticciato. Ecco la sua frase degna di nota: «Non possiamo tollerare che "arrivano" dei migranti, addirittura positivi, e "vadino" in giro liberamente». In due righe, due orrori giganteschi che non li salta nemmeno un cavallo, li coglie pure un ragazzino della seconda media. Come dicevo all'inizio di questo pezzullo, può capitare a tutti di dire una cazzata.

 

 

 

 

 

 

Però se l'ex premier si esprime come Fracchia, cioè Paolo Villaggio nei suoi film comici, autorizza il pubblico a prenderlo per il culo da qui all'eternità. Un tipo del genere non è in grado di pretendere di dirigere un partito, per quanto sgangherato come il Movimento cinque stelle, e di aspirare a tornare a Palazzo Chigi. Peccato non esistano più le scuole serali, altrimenti gli consiglieremmo di iscriversi a una di esse allo scopo di colmare certe lacune che dovrebbero impedirgli di insegnare all'università e perfino alle scuole elementari. Caro Giuseppe, se ha bisogno di me "venghi" pure a consultarmi. 

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