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Ddl Zan, il retroscena del leader di Gaylib sulla mediazione: "Nasce tutto da Vittorio Sgarbi"

Daniele Priori
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La mediazione a destra sul ddl Zan nasce dall'Ecce Caravaggio di Vittorio Sgarbi. E chi l'avrebbe mai detto! È stata la recente notte adriatica, tra la sabbia e il sale di Cervia, dell'anteprima del nuovo libro del critico d'arte e deputato ferrarese a creare i presupposti e a gettare le fondamenta dell'incontro più impensabile fino a ieri e invece avvenuto, con tanto di photo-opportunity, tra gay militanti per i diritti civili, liberali duri e puri (alcuni di centrodestra, altri no) e il leader della Lega, Matteo Salvini. Un incontro avvenuto negli uffici del Senato. A pochi metri dalla chiesa di San Luigi dei Francesi dove Caravaggio dipinse la vocazione e la conversione di un Matteo, santo. Non sarà il caso di Salvini ma, come si dice, in politica mai dire mai. Fatto sta che nell'ufficio ricolmo di Madonne spunta l'arcobaleno. O almeno una possibilità che fino ad oggi entrambe le parti si erano negate: quella di parlare e confrontarsi. La storia di GayLib, gruppo controcorrente da venticinque anni, parla chiaro: nel cuore del centrodestra ma anche del movimento gay, ai Pride sì ma in giacca e cravatta, favorevole alla legge Zan "così com' è" (nessuno rinnega nulla!) ma pronti a percorrere la strada della mediazione con chiunque se utile a raggiungere un risultato. Dal centrodestra una posizione netta: no su alcuni punti tipo l'articolo 4 del ddl sulla tutela ridondante della libertà d'opinione (inserito curiosamente proprio da Forza Italia alla Camera!) e la possibilità di trattare su altri, come la scuola, che apre uno spiraglio. Frattanto la luce caravaggesca si insinua nelle menti. È la vocazione di San Matteo. E la voce del professor Sgarbi che spiega come i modelli di Caravaggio saranno poi la fotografia dei ragazzi di vita di Pasolini. «Occhio prof, che questa è una lezione adatta al 17 maggio...», la Giornata Internazionale contro l'omofobia (già esistente e celebrata dalle più alte istituzioni, Capo dello Stato compreso) che con la legge Zan sarebbe di fatto recepita dall'ordinamento italiano e istituita anche su scala nazionale. «Qual è il problema?», ribatte Sgarbi. «Purché se ne parli dalle medie in avanti, non alle elementari». Idea semplice ma geniale che può certamente trovare ben più di dieci consensi anche nel centrodestra. «E allora andiamo a dirlo a Salvini», si pensa dalle parti di GayLib. Detto, fatto con uno Sgarbi stavolta nel ruolo di tessitore più che di guastafeste. Una strategia buona e giusta secondo molti liberali, anche oltre il centrodestra. Abominevole secondo i gay di sinistra violentemente indignati sui social. «Ci mancavano i gay fascisti», «traditori della comunità», «vittime dei giochini del Capitone», «venduti per un selfie con Salvini». Questi i toni, non certo concilianti giunti non dalle praterie di Pontida, ma dagli arcobalenati d'ordinanza. Sal vini, invece, pare ci stia. Alla fine dell'incontro con GayLib si dice pronto a ritirare la pletora di emendamenti purché anche il Pd faccia i suoi passi verso la mediazione e butti giù il muro. Ci sarà tutto il me sedi agosto per riflettere e decantare. 


di Daniele Priori
Segretario Gaylib

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