Ddl Zan, quando una legge educa non è liberale: ma lo Stato non è laico?
Alcuni (non molti, ma alcuni sì) purtroppo sono anche in buona fede: dicono cioè che tra i pregi di questo accidenti di ddl Zan c'è che ha finalità "educative", insomma che è rivolto a insegnare alla gente che cos' è l'identità di genere; e poi che non bisogna far violenza su qualcuno solo perché è omosessuale o transessuale o bisessuale o disabile; e infine che non bisogna assumere comportamenti di discriminazione fondati sull'odio per quelle caratteristiche.
Video su questo argomento"Vuole affossare la legge?". Ddl Zan, il sospetto di Salvini su Enrico Letta
Buon senso, no? No: proprio no. Perché la legge non serve a "insegnare". La legge non serve a inoculare "valori". La legge non serve a "educare". Quanto meno se parliamo della legge di uno Stato laico: che cessa di essere tale non solo se mette in legge Dio-Patria-Famiglia ma, identicamente, se sacralizza il verbo LGBTQIA. Potremmo anche dimenticarci del fatto che il presidio di tutela contro la violenza omotransfobica precipita poi nella solita ricetta repressiva, multa e galera, e che un "insegnamento" a suon di manette e processi penali non è esattamente quel che ci si aspetta da un ordinamento liberale. Ma è proprio il presupposto, a non convincere: e cioè, appunto, che sia compito della legge far dottrina valoriale su come è bene pensarla a proposito di quelle faccende.
Leggiamo a destra e a manca - perché l'errore percorre in un senso e nell'altro gli schieramenti- che deprivata del suo intento moraleggiante la legge sarebbe svuotata di senso, perché qui si tratta di insegnare a vecchi, adulti e bambini che occorre celebrare la Giornata contro l'omotransfobia e per il diritto all'identità di genere, e per farglielo capire bene stabiliamo che le amministrazioni pubbliche e le scuole "provvedono" alla bisogna. Con l'effetto, immaginiamo, che le scuole e le amministrazioni pubbliche, per adempiere opportunamente al proprio compito, dovranno essere provviste di idonei moduli protocollari, con insegnanti e funzionari pubblici debitamente formati sull'identità di genere e sulle virtù del processo penale che la garantisce.
E non c'è verso di farlo capire, ma questo dimostra c'è qualcosa di peggio, in questa legge, della sua abbondante parte difettosa: e il peggio è la parte apparentemente buona e pretesamente innocua, quella che dopotutto non fa male a nessuno perché vuol "solo" educare.