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Vittorio Feltri sul pestaggio in carcere a Santa Maria Capua Vetere: "Secondini violenti, ma dov'era chi doveva vigilare?"

Vittorio Feltri
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Torno malvolentieri sui pestaggi disgustosi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ma le ultime, e fino a due giorni fa inedite, immagini delle aggressioni me lo impongono. Scene inimmaginabili, incredibili, sembrano quelle di un brutto film americano. Intendiamoci, la violenza, anche quella gratuita, è sempre esistita purtroppo, tuttavia indigna il fatto che nel caso in questione sia stata esercitata su detenuti affidati in custodia a servitori dello Sta to. Gli agenti sono persone che suppongo abbiano vinto un concorso e abbiano volontariamente deciso di lavorare nelle prigioni con il compito preciso di mantenere l'ordine dietro le sbarre. Vero che a Santa Maria Capua Vetere si era registrata una rivolta dei reclusi, timorosi di essere colpiti dal Covid, come del resto tutti i cittadini italiani.

 

 

Però le botte da orbi ai detenuti sono state rifilate quando la calma era tornata nel penitenziario. Quindi viene da pensare che gli attacchi fisici ributtanti siano avvenuti per una sorta di vendetta non soltanto brutale, direi bestiale, e in forma organizzata, e premeditata, allo scopo di dimostrare che il carcerato è un essere inferiore rispetto ai secondini. E ciò è intollerabile. Gli uomini sono tutti uguali, lo dice anche la Costituzione, compresi quelli ai quali è stata tolta la libertà poiché hanno commesso dei reati punibili secondo la legge. Vero che il lavoro del sorvegliante non è piacevole, questo è noto, ma altrettanto vero che chi lo svolge non lo fa gratis: riceve uno stipendio. Inadeguato? Non lo escludo, se è così gli agenti di custodia non devono prendersela con i prigionieri, già abbastanza vessati, bensì con lo Stato. Essi invece si sono accaniti su uomini esasperati e disarmati, ricorrendo da vigliacchi a spranghe con cui non hanno certo accarezzato le spalle e la testa a chi capitava loro a tiro.

 

 

Uno spettacolo vomitevole, per fortuna inedito, benché si dica che spesso si verifichino episodi del genere. Noi non abbiamo un sentimento negativo nei confronti della intera categoria degli agenti di custodia, semplicemente ci domandiamo: chi è incaricato di controllare il loro operato e di impedire che degeneri al punto da trasformare una casa di pena in macelleria? Non credo che la responsabilità riguardante il buon funzionamento di una prigione sia attribuibile ai secondini, ci sarà qualcuno preposto per evitare che essa si trasformi in un mattatoio. Vogliamo sapere nomi e cognomi di coloro che gestiscono l'ambaradan, i quali ovviamente devono rispondere dell'accaduto che ci fa vergognare del nostro Paese.

 

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