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Tasse, il ministro Franco si rimangia la riforma del Fisco: il governo prende in giro gli italiani

Sandro Iacometti
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Vi ricordate la riforma del fisco? Solo qualche giorno fa dalle commissioni Finanze di Camera e Senato è uscito un documento contenente la sintesi delle proposte avanzate dalle forze della maggioranza e dei suggerimenti raccolti durante 60 audizioni. Non tutto chiaro e non tutto condivisibile, intendiamoci. Epperò qualcosa ci aveva fatto brillare gli occhi. Una, seppure debole, riduzione del carico fiscale per il ceto medio, con l'abbassamento delle aliquote Irpef tra i 25mila e i 55mila euro di reddito, l'abolizione dell'Irap, criticata da tutti dal giorno successivo alla sue entrata in vigore, l'accorpamento e l'alleggerimento di tutte le forme di prelievo sui redditi da capitale, la reintroduzione dell'Imposta sul reddito d'impresa, per dare una mano alle partite Iva. Ebbene, non se ne fa più niente. Era uno scherzo. Dall'assemblea dell'Abi, Daniele Franco ha detto chiaramente che la riforma non è realizzabile. Almeno nella parte più succosa, quella del taglio delle tasse.

 

«Dobbiamo puntare a un sistema più semplice e coerente con le esigenze del sistema produttivo», ha detto il ministro dell'Economia, «ma resta l'esigenza che ogni riforma sia attuata in un contesto prospettico di equilibrio del bilancio pubblico». In altre parole, i soldi non ci sono. Si potrà sistemare, spostare, snellire, abbellire. Ma alla fine i conti devono tornare. E in cascina, senza risorse aggiuntive, c'è veramente poco. I quattrini stanziati nell'ultima finanziaria, quella messa a punto dal governo Conte, ci sono circa 8 miliardi a disposizione, cinque dei quali però già impegnati dall'entrata in vigore strutturale dell'Assegno Unico, il nuovo meccanismo di aiuto per le famiglie con figli. Se questo è lo scenario, l'ipotesi che prende forma è quella peggiore. Una finta sforbiciata fiscale utilizzando il tesoretto delle detrazioni e delle deduzioni, che complessivamente valgono una cinquantina di miliardi. Oltre ad essere una presa in giro, perché la pressione fiscale alla fine sarà la stessa, c'è pure il rischio che qualcuno ci vadadi mezzo. E solitamente questo qualcuno è proprio il ceto medio, quello che si era illuso con la riforma annunciata di avere finalmente qualche euro in più in tasca.

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