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Vittorio Feltri su Roma sommersa dai rifiuti: il peccato Capitale dei termovalorizzatori, "guardate al Nord"

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La storia dei rifiuti che seppelliscono Roma sotto una montagna di schifezze è diventata stucchevole. Da anni si discute quotidianamente di cassonetti debordanti, di gabbiani famelici che rovistano tra i sacchetti gonfi di scarti, di cinghiali che gironzolano lungo le strade cosparse di immondizia, di topi che si sono impadroniti di intere zone della città. Eppure le autorità comunali sono sempre state inermi di fronte a questa situazione intollerabile che rende invivibile la capitale.

Giusto prendersela con le varie giunte comunali che si sono succedute negli anni in Campidoglio. Ma la sensazione è che non sia mai stata adottata una soluzione al problema poiché gli stessi abitanti dell'Urbe sono contrari alla edificazione di termovalorizzatori in grado di distruggere il pattume, liberando definitivamente i romani dal mefitico assedio. In tutta l'Italia del Nord si è provveduto da lustri a neutralizzare i rifiuti tramite inceneritori efficienti e per nulla inquinanti. Brescia è stata la prima a ripulirsi tra gli anni Ottanta e Novanta, realizzando in periferia un impianto modello tuttora attivo e capace di produrre energia buona per il riscaldamento di un intero quartiere.

 

 

Esso non ha mai scaricato fumi venefici o comunque dannosi alla salute degli umani. Milano, grazie al vecchio sindaco Gabriele Albertini, nel giro di poco tempo si è messa in regola erigendo inceneritori e nell'intera metropoli non si trova, neanche cercandolo col lanternino, un solo cassonetto. La questione rifiuti non esiste più né a Bergamo né a Brescia. I cittadini selezionano ciò che scartano e gli addetti alla raccolta si prodigano per portare la spazzatura laddove viene disintegrata, evitando così di ammorbare ogni quartiere. Niente di strano e neppure di miracoloso: semplicemente si è capito che gli scarti delle famiglie o si riducono in cenere in apposite strutture oppure si mangiano. Tertium non datur.

 

 

 

Mi domando perché Roma non adotti i sistemi tecnologici adoperati in Lombardia ma sia continuamente alla ricerca di discariche dove accumulare la monnezza, pur sapendo di non trovarne di adatte e seguitando così a trasferire montagne di porcherie all'estero. Cosa che comporta spese mostruose, dato che lo smaltimento affidato a Paesi stranieri non è affatto gratuito. Il prossimo sindaco di Roma sia consapevole che se non sarà capace di superare i pregiudizi della popolazione, che respinge i termovalorizzatori, andrà incontro a un clamoroso fallimento, esattamente come i suoi predecessori. In tutto questo lo Stato inerte non mette lingua. Una tragedia.

 

 

 

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