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Pietro Senaldi contro Roberto Speranza e soci: più preoccupati di vendere la bontà delle loro trovate che i vaccini

Pietro Senaldi
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La variante no vax è più letale di quella Delta, di quella inglese e di qualsiasi altra mutazione prossima ventura del virus. Le sofferenze si scordano in fretta e in Italia è corposo l'esercito di quanti evitano o pospongono la profilassi. Ci sono addirittura agguerrite  pattuglie di sessantenni e settantenni i quali, sottopostisi alla prima iniezione controvoglia ma per paura quando il virus mieteva ancora centinaia di vittime al giorno, ora evitano la seconda dose. Pensano di essere dei dritti ma in realtà fanno danno a se stessi e agli altri, perché hanno rischiato e non sono protetti e perché hanno sottratto al prossimo dosi salvifiche. Questo partito di persone, che si offendono se le chiami no-vax ma nei fatti lo sono perché non provvedono a immunizzarsi, è piuttosto nutrito. Vi appartengono anche categorie sorprendenti, per esempio 228mila insegnanti (uno su tre), oppure migliaia di sanitari (l'Alto Adige ne ha appena sospesi duecento dal servizio perché non immunizzati).

 

 

SCETTICI
Sono persone nelle quali lo scetticismo che nutrono verso i ritrovati della scienza, in parte comprensibile, è più forte della paura di ammalarsi e della responsabilità di divenire vettori di morte che dovrebbero sentire verso la comunità. A ingrossare le fila di questa falange ha contribuito in maniera determinante la comunicazione contraddittoria, imprecisa e a tratti intenzionalmente mendace delle istituzioni, e in particolare del ministero della Salute, come riconosciuto dallo stesso generale Figliuolo. Speranza e soci sono sempre stati più preoccupati di convincere gli italiani della bontà delle loro decisioni estemporanee, e troppo spesso mutevoli al primo cambio divento, piuttosto che conquistarli con una linea coerente e affidabile. Il risultato è che oggi milioni di settantenni, ma soprattutto sessantenni e cinquantenni, non sono protetti e pertanto a ottobre saranno esposti al contagio, si ammaleranno e rifaranno circolare il virus.

 

 

La risposta di questi signori a chi li mette in guardia è che sull'efficacia salvifica delle dosi e sulle loro conseguenze c'è ancora poca chiarezza e che la casistica è scarsa. In Israele e Inghilterra si è ammalato anche chi si è immunizzato, quell'uno su 700mila che muore a causa dell'iniezione potrei essere io, ci penserò a ottobre, quando la scienza avrà dato risposte più sicure, sono i mantra di chi non teme il virus a patto che si vaccinino gli altri. La realtà è diversa: le cose non sono chiare solo a chi non le vuole capire e in autunno poco o nulla sapremo in più di quanto non si sappia oggi sulle controindicazioni dei sieri. Quello su cui tutti gli scienziati, già oggi, concordano è che una iniezione serve ma non a molto, mentre per avere una copertura significativa contro il virus occorre completare il ciclo. Dopo di che, diminuiscono le possibilità di ammalarsi, e se comunque dovesse capitare, sarebbero minimi i rischi di finire in terapia intensiva e ancora più bassi quelli di morire. Non sono opinioni ma fatti: la Lombardia, dove sono state iniettate nove milioni e mezzo di dosi su quasi undici milioni di abitanti, ieri ha registrato il primo giorno senza decessi dal 6 ottobre scorso mentre l'Inghilterra, dove tutti sono vaccinati, malgrado l'imperversare della variante delta ha gli stessi morti quotidiani dell'Italia. Insomma, il Covid smetterebbe di essere un'epidemia definibile come letale e la vita potrebbe riprendere come prima dell'inverno 2020.

 

 

COERENZA
Per persuadere tutti gli italiani di queste banalità non basta ripetergliele di continuo. Occorrono dei provvedimenti coerenti. La decisione del governo, paventata ma poi di fatto ritirata, di concedere il passaporto vaccinale solo a chi si è sottoposto a entrambe le iniezioni e non più a chi ha ricevuto solo la prima dose, andrebbe in questo senso. Per rilanciare l'economia e favorire la ripresa del turismo, si era pensato di stabilire il via libera già dopo la prima somministrazione, ma questo rischia di essere controproducente, perché portale persone a comportarsi come fossero protette anche quando non lo sono. Una stretta del campo d'azione di chi non si vaccina è fastidiosa e, diciamolo, anche dal sapore liberticida, ma potrebbe essere il solo modo perché la libertà di una minoranza di non vaccinarsi non prevalga sulla libertà di tutti gli altri di vivere.

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