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Malika spende e spande, Pietro Senaldi: "Perché non ci fa pena chi le ha dato i soldi"

Malika Chalhy

Pietro Senaldi
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Ce l'hanno tutti con la povera, anzi ricca, Malika. La grande colpa di questa ventenne è di essersi dichiarata perseguitata dalla madre in quanto lesbica e poi averlo messo in quel posto a chi le ha creduto. Astuta e un po' malandrina, la giovane ha annusato l'aria del tempo, ha indossato la veste della vittima e ha estratto la mano, rivelatasi poi pelosa, e qui il genere non c'entra nulla. Ha chiesto denaro al prossimo per lasciare il tetto materno e ricostruirsi una vita. Siccome l'Italia, stando all'onorevole Zan e al Pd, sarebbe un Paese omofobo, Malika ha raccolto ben 160mila euro da illustri sconosciuti.

 

 

Fin qui tutti felici e contenti, peccato però che i donatori non abbiano gradito il modo in cui la giovane ha speso la cospicua dote e perciò hanno cominciato a insultarla, e siccome un insulto tira l'altro, al coro si è aggiunto anche chi non le aveva regalato nulla. La perseguitata infatti si è consolata con l'acquisto di una Mercedes, "per non restare a piedi e potere ricostruire la mia vita" (dixit), di un cane di razza pregiata, "perché è un bene di prima necessità", di molti vestiti, "perché bisogna pur coprirsi", con tanti tatuaggi nuovi, "perché sono una sacrosanta espressione della propria identità" e prendendo in affitto un appartamento in centro a Milano, supponiamo "perché chiunque ha diritto a un tetto sulla testa".

 

 

Scelte non condivise dai sostenitori della comunità lgbt, che evidentemente ritengono che una persona sia libera di fare tutto quello che vuole, tranne spendere i suoi soldi come meglio crede. Siamo d'accordo, la ragazza si è comportata in modo truffaldino, al punto che viene il sospetto che forse un giorno si scoprirà che non è lesbica per niente ma convive insieme a un toy-boy che le sovvenziona l'arcigay; però chi, con le fette di salame dell'ideologia sugli occhi, le ha creduto, non riesce a farci pena, anche se era animato dalle migliori intenzioni.

Capita ai talebani, di ogni credo e genere, di essere così accecati dalle proprie convinzioni da vedere il male in tutto ciò che è diverso da loro e il bene in ogni cosa li corrisponde, anche per finta. Così finiscono a erigere monumenti a chi li sta semplicemente prendendo per le natiche e a rendere ridicoli se stessi e le proprie battaglie. Quanto a Malika, la sua sfrontatezza non ha limiti. Ha fatto sapere di essere ricoperta da una montagna di odio. Stavolta bisex. E forse sta già preparando la prossima raccolta fondi per pagarsi uno psicologo che le eviti di impiccarsi perché vittima del bullismo del web.

 

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