M5s, la scissione aiuta il centrodestra: retroscena, perché Mario Draghi si avvicinerà a Lega e Forza Italia
Il Movimento Cinque Stelle, grande vincitore delle elezioni politiche del 2018 e tuttora prima forza del parlamento, non c'è più. Come in quel quadro cupo di Francisco Goya, un Saturno con la barba si è divorato il figlio. Anche se la coerenza non fa parte del dna di Beppe Grillo né di quello di Giuseppe Conte, e ambedue si sono rivelati capaci di giravolte e avvitamenti da consumati quaquaraquà della politica, stavolta lo strappo appare senza possibilità di rammendo. Era già chiaro lunedì, quando l'ex premier aveva liquidato il fondatore come il passato di cui il M5S deve liberarsi. A bruciare gli ultimi ponti ha provveduto ieri Grillo, con quelle sue parole definitive: «Conte non ha né visione politica, né capacità manageriali.
Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione». Un ceffone a chi pensava di prendere il suo posto? Certo, ma anche un enorme regalo. Se l'avvocato pugliese cercava un salvacondotto, il pretesto per dire agli elettori e agli eletti grillini: ho fatto tutto il possibile, ma avete visto quello come mi ha trattato, l'ha ottenuto. Ogni cosa, nel testo diffuso dal comico, incluso l'annuncio di una votazione sulla piattaforma Rousseau (quella di Davide Casaleggio, dalla quale Conte e i parlamentari del M5S erano finalmente riusciti a liberarsi), suona come una provocazione. Il «vaffanculo» risolutivo, urlato apposta per rendere la proposta irricevibile da Conte. Col quale, infatti, si è schierata la grandissima parte dei parlamentari penta stellati che ha commentato la vicenda e dei militanti che si sono riversati sulla pagina Facebook di Grillo per dirgliene di ogni colore (una specialità di Rocco Casalino e della sua struttura).
A questo punto l'immagine da bravo ragazzo è salva, e nulla impedisce a Conte di fare ciò che sta meditando da tempo: annunciare, per il bene dell'Italia e della comunità del M5S eccetera eccetera, la nascita di un nuovo partito, il suo. Il quale, oltre ad offrire ai parlamentari che hanno già fatto due mandati la possibilità di candidarsi una terza volta, si proporrà agli italiani delusi da Grillo come il vero portabandiera dei valori originari del movimento. Gli basta prendere il programma e lo statuto che ha appena scritto per i Cinque Stelle e, con Casalino accanto, iniziare la campagna acquisti degli eletti e degli elettori, ovviamente rubandoli alla casa madre. Non subito, probabilmente. Prima sarà il caso di vedere quanta pressione si riesce a fare su Grillo e quanto è determinato il padre -padrone del M5S nel suo arroccamento.
Già ieri sera sono iniziate le telefonate di chi chiede al comico di cedere, «per il bene di tutti». Stasera si riuniranno i parlamentari pentastellati e si farà una prima conta, per capire quanti si schierano con l'uno e quanti con l'altro. Ma Grillo, per cedere il bastone del comando, dovrebbe scoprire di essere davvero molto isolato, e l'aria che tira non è quella: Carla Ruocco, Davide Crippa, Elio Lannutti e gli ex ministri Danilo Toninelli e Vincenzo Spadafora, tra gli altri, paiono determinati a restargli accanto. Si rafforza, quindi, l'ipotesi della scissione, che visti lo stile della casa e i personaggi coinvolti sarà inevitabilmente accompagnata da insulti e faide. Si annunciano tempi cupi, insomma, per Enrico Letta e il suo sogno di creare un «nuovo Ulivo». Oggi ha un alleato che vale attorno al 15%,ma se i Cinque Stelle si spaccano, la sigla che resterà accanto al Pd, probabilmente quella di Conte (difficile ipotizzare una coesistenza delle due nella stessa alleanza), varrà senza dubbio meno.
E siccome la nuova formazione avrà il bisogno quotidiano di mettersi in mostra dinanzi agli elettori contrastando il governo su ogni argomento "identitario", sarà anche un compagno di viaggio imbarazzante. A Mario Draghi non resterà che poggiarsi di più sulla Lega e su Forza Italia. Accolti con malcelato fastidio all'inizio dell'avventura, Matteo Salvini e i suoi, che in seguito alla scissione grillina potrebbero diventare la prima forza del parlamento, ora rappresentano per il premier un'ancora di salvezza. Con i Cinque Stelle in frantumi, c'è anche il rischio di dover procedere a un rimpasto di governo, in modo da rispecchiare i mutati equilibri della maggioranza. Chi, nel Pd, dice che la guerra civile tra Grillo e Conte è un enorme regalo al centrodestra, coglie il vero punto della questione.
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