Vaticano contro il ddl Zan, Antonio Socci: Papa Francesco divorzia dalla sinistra, "le vere ragioni dello strappo"
Il fatto che la Santa Sede sia stata costretta a fare un passo diplomatico formale per segnalare al Governo italiano che il disegno di legge Zan, attualmente sotto esame parlamentare, violerebbe il Concordato fra Stato italiano e Chiesa Cattolica sul tema della libertà (attenzione: non si sta parlando di un "privilegio" della Chiesa, ma delle libertà di tutti gli italiani) è un evento eccezionale, che è accaduto raramente e che dovrebbe far suonare un campanello d'allarme. Infatti in questa occasione la Chiesa non entra nel merito di questa o quell'opinione su omosessualità, genere o famiglia, temi su cui ci sono molte idee diverse (di sicuro sotto l'attuale pontificato non sono mai state intraprese particolari "battaglie culturali" in proposito). Ma la Santa Sede ha preso questa iniziativa eccezionale proprio in difesa delle tante sensibilità diverse, cioè in difesa del diritto di libertà che, in Italia, dovrebbe accomunare tutti in base al dettato costituzionale che è recepito nella revisione del Concordato del 1984 fra Stato italiano e Chiesa Cattolica.
È curioso che quella Sinistra che applaude il papa ogni volta che interviene su temi politici riguardanti altri stati, non di diretta competenza della Santa Sede, come l'emigrazione, si irriti se la stessa Santa Sede interviene su temi che attengono al Concordato che ha sottoscritto con lo Stato italiano. In particolare la nota diplomatica vaticana richiama l'attenzione del Governo sull'articolo 2, commi 1 e 3, del Concordato. Il comma 1 recita: "La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica". E il comma 3: "È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
La Santa Sede ha voluto porre formalmente all'attenzione del Governo il problema della libertà religiosa, della libertà educativa e della libertà d'opinione a proposito del Ddl Zan - scrive il vaticanista Giuseppe Rusconi - in particolare per gli articoli 1 (identità di genere), 4 (libertà d'opinione), 7 (istituzione della Giornata nazionale sui temi Lgbt) e 8 (la "strategia della Corte Costituzionale, ieri ha ricordato alcuni problemi posti da questa legge che preoccupano la Santa Sede: «Addirittura le associazioni cattoliche potrebbero essere perseguite per i ruoli differenti al loro interno tra uomini e donne. Ancora: un'università cattolica potrebbe essere denunciata penalmente per l'adozione di testi di bioetica, come già c'è chi preannuncia di fare, non ap pena il Ddl Zan sarà approvato».
Carlo Giovanardi, già ministro per la famiglia, esulta per l'iniziativa vaticana: «Da mesi stiamo spiegando come quel testo, già approvato dalla Camera, non riguarda affatto violenze o discriminazioni, ma si prefigge l'obiettivo di colpire penalmente chi vuole essere libero di esprimere una opinione e di indottrinare i bambini sin dalle elementari alla ideologia Lgbt». Ma oltre ai politici cattolici e a giuristi come Alfredo Mantovano, autore del libro "Legge omofobia perché non va" (Can tagalli), anche un costituzionalista come Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Consulta ed ex ministro di Grazia e Giustizia, si è espresso per la modifica del Ddl Zan.
Perfino un giurista laico come Michele Ainis, editorialista di Re pubblica e L'Espresso, ha sotto lineato le grosse criticità dique sta legge. Probabilmente in Vaticano hanno sperato fino all'ultimo di evitare il passo diplomatico. In questi mesi hanno sperato che il Pd (in particolare il suo segretario, Letta) accettasse il dialogo per concordare con tutti una legge contro l'intolleranza, senza ledere diritti di libertà. Era intervenuta anche la Cei, chiedendo di evitare «derive liberticide» e più recentemente è arrivata a dire che non era necessario cancellare tutta la legge, ma solo correggerla. Ma le Sinistre (Pd, M5S, Leu) - ricorda Giovanardi - «hanno innalzato un muro, opponendosi con arroganza e sicumera ad ogni tipo di confronto, non soltanto con la opposizione parlamentare e la società civile, ma anche con le femministe, che attraverso l'imposizione del gender vedono messe a rischio storiche battaglie per la emancipazione delle donne».
Enrico Letta, di fronte alle critiche di alcuni dirigenti Pd, aveva indicato di approvare il Ddl Zan «così com' è». Perché? Si ritiene che - con il crollo del governo giallorosso - il Pd lettiano, smarrito e confuso per l'arrivo del governo Draghi, abbia cercato una qualche vittoria politica per dare un segno di vitalità. Forse fiutando la strumentalizzazione, Italia viva si era dissociata, aprendo alle modifiche del testo della legge. È chiaro perciò che ora l'iniziativa vaticana sia sentita da Letta come una pesante bocciatura per sé. Ma è anche un segnale forte per certi settori "rivoluzionari" del mondo cattolico. Il Pontefice, soprattutto nelle ultime settimane, sembra voler smentire chi finora ha auspicato (o temuto) che volesse ribaltare la Chiesa.
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Pare che siano in corso - in queste ore - sottili "pressioni" perché il Papa sconfessi la sua Segreteria di Stato. Ma - come dice il professor Mirabelli - «non si può immaginare che un passo di questo genere sia avvenuto senza l'assenso esplicito di Papa Francesco». Tutto può essere, ma una smentita delegittimerebbe lo stesso Pontefice e demolirebbe la Segreteria distato, cioè il governo della Chiesa. A chi ha parlato della nota vaticana come «un dispetto della Curia contro il Papa», ha replicato il sito Il Sismografo (molto vicino alla Segreteria di Stato vaticana e di idee bergogliane) scrivendo: «Una certa stampa che dice di rispettare i cattolici dovrebbe per primo rispettare il Papa e non usarlo per i suoi giochi di potere». Far credere che certe iniziative «accadano alle spalle del Pontefice, non è accettabile» ha aggiunto, «questa narrazione danneggia enormemente il prestigio e la credibilità di Papa Francesco poiché lo fa percepire come un pastore poco lineare, non trasparente, manipolatore del vero e del falso». Invece, per capire il suo pontificato, c'è chi ricorda il magistero di questi anni di Francesco sulla libertà dei popoli, per esempio gli interventi in cui ha messo in guardia dalle «colonizzazioni culturali». Come questa sua omelia: «Si toglie la libertà, si decostruisce la storia, la memoria del popolo e si impone un sistema educativo ai giovani».
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