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Federazione centrodestra, "Ora o mai più". Cosa sa Alessandro Sallusti: avvertimento a Salvini e Cav, i rischi dell'"indietro tutta"
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Lo ricordo come se fosse oggi. Era il 18 novembre 2007, una domenica come tante e la politica che, come nella norma, ribolliva di tensioni al punto che si davano per imminenti elezioni anticipate. Verso l'una suona il telefonino, dall'altra parte c'è Silvio Berlusconi: «Direttore, si prepari che tra due ore faccio un annuncio importante». Avviso Vittorio Feltri per avere l'ok a una edizione straordinaria (a quel tempo Libero non usciva il lunedì). Giusto il tempo di aprire la redazione e convocare qualche giornalista che Berlusconi arriva in auto a piazza San Babila, sale sul predellino della sua Audi e annuncia la nascita del Pdl, la fusione di Forza Italia con l'An di Fini, l'Udc di Casini e i tanti partitini dell'area centrista con il via libera della Lega di Bossi. Panico, nella notte Fini tentenna ma ormai è fatta e alle elezioni di pochi mesi dopo fu un trionfo per il centrodestra.
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Veniamo all'oggi. Matteo Salvini annuncia la federazione tra Lega e Forza Italia, Berlusconi benedice ma nulla accade. Nessun "predellino", seguono vaghe dichiarazioni d'intenti e le proteste di chi non è d'accordo prendono il sopravvento. Morale: macchine ferme se non indietro tutta. Intendo dire che non ci sono più i leader di una volta, quelli che le rivoluzioni prima le fanno e poi le comunicano. Se una rivoluzione - quale sarebbe il gemellaggio Forza Italia -Lega - prima la annunci e poi speri di farla sei destinato al fallimento perché dai tempo ai conservatori di organizzare la controffensiva. Ecco cosa dicevano a tal proposito i leader comunisti che di queste cose se ne intendevano. Josif Stalin: "Non si può fare una rivoluzione indossando i guanti bianchi"; Che Guevara: "In rivoluzione si vince o si muore"; Fidel Castro: "La rivoluzione è una lotta tra passato e futuro".
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Salvini e Berlusconi avrebbero dovuto fare un predellino e annunciare: da domani è così, chi ci sta ci sta gli altri si arrangino. Serviva un pugno nello stomaco, è arrivato un buffetto, ha prevalso la paura e ora i due sono rimasti in mezzo al guado. E dire che a fermarli non sono stati certo giganti del pensiero né grandi raccoglitori di voti ma i classici burocrati della politica. Non so dire se questo alla lunga sarà un bene o un male, dico che come tutte le rivoluzioni, un nuovo centrodestra si fa adesso o mai più. A questo punto direi mai più.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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