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Saman Abbas, perché la tragica vicenda della ragazza "scomparsa" dimostra che la nostra cultura è più evoluta

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Giuseppe Valditara
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Il caso di Saman Abbas ha riproposto nel dibattito una questione più generale: il confronto fra civiltà. Prendo come esempio le parole di Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 6 giugno: «Questa storia è dunque l'occasione per guardarci in faccia. Senza assurde pretese di superiorità in un Paese che per tre secoli ha bruciato le streghe». Torna l'idea che non esistano differenze fra culture, che in fondo tutte le civiltà hanno del buono e del cattivo. E che l'unica cosa buona alla fine è la nostra costituzione. Non a caso nel pezzo viene citato l'articolo 3 sull'uguaglianza di tutti gli esseri umani.

Ritengo invece sbagliata questa prospettiva, perché non favorisce il radicarsi di una piena consapevolezza proprio del significato dei nostri valori costituzionali che non nascono per caso. Nel nostro passato ci sono le streghe bruciate, ma ci sono anche la tratta degli schiavi, le teorie razziste di vari antropologi, il colonialismo, l'olocausto, e - perché no? - il comunismo. In verità sono fenomeni che si ritrovano in ogni civiltà. Rituali di morte verso persone "negative" e persino sacrifici umani esistono nelle culture africane, amerinde, asiatiche. La tratta degli schiavi è stata praticata innanzitutto dagli arabi; trafficanti e complici erano pure i notabili dei vari regni africani che offrivano la "merce". Non vi è poi civiltà antica che non abbia conosciuto la schiavitù, non foss' altro perché era necessaria nell'economia del tempo. Il razzismo scientitico si ritrova in Occidente solo perché in Occidente si è affermata la scienza moderna e l'evoluzionismo, teoria credibile, ma che nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento è stata strumentalizzata portandola a conseguenze moralmente inaccettabili.

 

 

 

L'odio o il timore verso lo straniero cosi come la volontà di dominazione e di conquista sono sempre esistiti presso ogni popolo. L'espansionismo turco o giapponese, ola conquista islamica non sono per molti tratti paragonabili al colonialismo europeo? Infine il nazismo rivendicava il rifiuto del cristianesimo, del diritto romano, dell'illuminismo, in nome del ritorno al paganesimo e alle usanze dei popoli germanici. I genocidi sono purtroppo assai frequenti nella storia dell'umanità, di qualche decennio precedente a quello degli ebrei ci fu quello degli armeni attuato dagli Ottomani. Quanto al comunismo, odio di classe e violenza si ritrovano presso ogni passaggio della storia umana. Se dunque la civiltà Occidentale non ha nel suo passato colpe "che solo essa ha", è tuttavia l'unica civiltà che quel passato ha messo sotto accusa in un processo collettivo che dura ormai da decenni e che ha portato a carte dei diritti e a costituzioni che mirano apre venire quelle tragedie. Ciò non è avvenuto acaso. A differenza di molte altre culture e civiltà, vi sono alcuni momenti chiave nella nostra storia che mancano altrove e di cui occorre invece esserne ben consapevoli. Il concetto di persona, della sua sacralità e della sua centralità giuridica nasce a Roma, riceve un contributo fondamentale nel suo evolversi dal pensiero stoico di origine greca, viene esaltato dal cristianesimo.

Il concetto di humanitas è uno dei frutti più importanti del pensiero filosofico romano, prende le mosse nel circolo degli Scipioni, ispirata dalle dottrine di Panezio, trova nelle pagine di Cicerone passaggi fondamentali. La buona fede era per i Romani non solo un comportamento diffuso, ma il tratto stesso dell'intero ordinamento giuridico. E la fides veniva considerata un tratto identitario di Roma persino dal popolo ebraico. La libertà è concetto greco e romano pressoché sconosciuto nel resto del mondo antico. Nei Vangeli viene predicato l'amore fra tutti gli uomini come pilastro di una nuova società, e il perdono anche del nemico è lo strumento per affermare quell'amore assoluto.

 

 

 

 

Di fronte alla dimenticanza di questi principi dovuta alla naturale presenza del male nella natura umana, il liberalismo anglosassone e l'illuminismo hanno ribadito la centralità dei valori della vita e della libertà, l'importanza della ragione contro le superstizioni, i presupposti dello stato di diritto contro l'arbitrio e la sopraffazione, la laicità delle istituzioni. Il socialismo ha ripreso tendenze umanitarie, solidaristiche, ha sviluppato ideali pacifisti. Tutto questo ha formato la cultura che si definisce, pur in vario modo, come "occidentale" perché è nata e si è sviluppata in quella parte dell'emisfero considerata Occidente. C'è un equivoco, tuttavia. Togliamoci dalla mente l'idea falsa, che un certo becero rivendicazionismo terzomondista afferma, della identificazione della civiltà occidentale con la "razza" bianca. Non è una civiltà "bianca" e tantomeno è una civilta europea.

È una civiltà universale. Cristo nasce in una famiglia semita, e gli evangelisti sono culturalmente ben radicati nel mondo giudaico, santi e pensatori "occidentali" sono stati africani e asiatici. Penso a sant' Agostino, solo per citarne uno. Se tuttavia non avessimo la consapevolezza di queste fondamenta culturali, della loro unicità e importanza, se pensassimo che possiamo dimenticarle in nome di un banale politicamente corretto che vuole eguali tutte le culture, e che può pretendere di cancellare lo studio dei classici e della tradizione cristiana dalle nostre scuole, rischieremmo di buttare a mare millenni di sforzi che pur con tutte le contraddizioni e gli errori hanno prodotto la consapevolezza della sacralità della persona umana e della intangibilità dei suoi diritti fondamentali.

 

 

 

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