Paolo Becchi sul nuovo M5s: ecco perché la guerra finirà in tribunale, la sentenza che inguaia Conte
Il Movimento 5 Stelle era finito da tempo e tuttavia ieri con l'uscita di Davide Casaleggio dal MoVimento e la rottura con Rousseau si è consumato definitivamente il processo. Con Conte nascerà qualcosa di nuovo, che non ha più niente a che fare con il passato. Beninteso, le forze politiche cambiano nel tempo, ma qui si tratta di qualcosa di diverso: una rottura totale con il proprio passato. Sarebbe - per fare un esempio - come se la Lega da federalista diventasse centralista.
La Lega è certo cambiata e cambierà ancora, ma Salvini è rimasto fedele al principio originario del partito che guida. Vedremo se i cittadini confermeranno almeno in parte la fiducia in un Movimento che dei 5 Stelle conserva solo il nome e che di fatto si appresta a diventare una costola del Pd. Che un Movimento peraltro finisca grazie all'intervento esterno di un Garante e non con una discussione politica al proprio interno non è certo un bel segnale di democrazia per quello che sta nascendo.
"Cosa c'è dietro le parole di Mattarella". Becchi, l'indizio: l'erede al Quirinale è designato
Due parole vanno dette però su quello che è successo, perché coinvolgono l'operato del Garante per la protezione dei dati personali, nominato peraltro- particolare che tutti sinora hanno omesso - dallo stesso Conte. Il Garante, prendendo la decisione da solo e non collegialmente - anche questo particolare è sfuggito -, ha ordinato la consegna al Movimento 5 stelle entro 5 giorni dei dati sensibili «nelle forme e secondo le modalità indicate dallo stesso movimento». «Entro 5 giorni», rendendo in pratica impossibile, in caso di ricorso, di otte nere la sospensione dell'ordine. La "perfezione del diritto": il ricorso entro 30 giorni è ammesso ma di fatto diventa inutile.
Il Garante ha preso questa decisione importante eludendo la questione centrale, quella attinente i poteri di legale rappresentanza in campo a Cri mi. Su questo avrebbe dovuto prendere posizione, e invece il Garante riconosce, peraltro solo implicitamente, che Crimi sia il legale rappresentante, non tenendo conto del fatto che un Tribunale proprio in questi giorni ha rigettato l'istanza di revoca presentata da Crimi e quindi, allo stato, giusti i rilievi del Presidente del Tribunale di Cagliari, che li ha fondati su solida Cassazione, Crimi non può essere considerato a rigore il rappresentante legale del Movimento.
Il Garante dunque ha in pratica ordinato di consegnare a Crimi dati sensibili, baipassando la questione del legale rappresentante e dando per scontato in capo a Crimi un titolo che per un Tribunale non possiede. A questo punto qualsiasi iscritto che ritenesse che i suoi dati sensibili sono stati trasferiti in maniera illecita potrebbe presentare un esposto. Il Garante allora sarebbe costretto a spiegare perché abbia ritenuto Crimi legale rappresentante, anche se lui stesso non lo dichiara tale, insomma dovrebbe chiarire perché ha emesso un ordine che rende persino inutile un ricorso e pur in presenza di un forte contrasto sul punto essenziale dell'esistenza di un legale rappresentante. Il problema non è di poco conto perché il Garante con questa decisione potrebbe aver violato la protezione dei dati. E dunque saremmo in presenza di un abuso.
Video su questo argomentoLa pista ciclabile sul Tevere? Guardate quella in mezzo alle baracche. La Raggi non ne azzecca una