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Carlo Azeglio Ciampi, la targa sbagliata: retroscena, l'ira di Sergio Mattarella per il disastro di Virginia Raggi

 Mattarella e la targa a Ciampi

Renato Farina
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Azeglio! Si scrive Azeglio con la g, non è Azelio ma Azeglio, Carlo Azeglio Ciampi! Sembra una sciocchezza ma com' è noto per un punto Martin perse la cappa, e la Raggi di più: la faccia (da Madonnina infilzata perfettina) e la fascia tricolore (da sindaca dell'Urbe). Eh sì, sprofonda per una g pure Roma, alla quale è capitato di tutto, eppure mai ci fu, nei millenni delle gloria e persino nei decenni della decadenza, una lapide dedicata a un console, a un tribuno, a un Papa-Re o a un Ciceruacchio, una simile pacchiana e gigantesca trascuratezza. Non c'è bisogno di essere rabbini alle prese con la Torah o discepoli di Borges o appassionati di cruciverba per comprendere come una lettera dell'alfabeto muti il corso dell'universo e faccia cascare il mondo. In questo caso quello grillino, qualunque cosa oggi questa setta racchiuda nella propria cabala.

 

 

Martedì 1° giugno. Momento solenne. E' la vigilia dei 75 anni dalla nascita della Repubblica. Una data nient' affatto casuale, il massimo consentito dal calendario per dare rilievo a un evento. Infatti per le liturgie dello Stato laico questo tempo ha una sacralità speciale, un po' come la Veglia di Pasqua Oltre Tevere. E in questo 2021, in cui pure tante cose sono andate storte, il presidente della Repubblica era finalmente chiamato a un rito festoso. La Raggi, tutta orgogliosa per l'idea, lo ha chiamato a inaugurare la nuova intestazione di una arteria urbana dedicandola ad un amato predecessore di Sergio Mattarella, Ciampi appunto.

Sono questioni, quelle dei nomi cambiati delle vie, che sono la disperazione dei residenti, devastano le abitudini dei postini e amareggiano gli ispettori del fisco mandandoli in confusione, ma hanno riflessi nei cieli dove mille satelliti coordinano i navigatori sul cruscotto di automobilisti e tassisti. Queste mutazioni si fanno per motivi molto gravi. Di solito per evitare la maledizione degli interessati che devono cambiare indirizzo sulla patente e nella intestazione delle società, ormai si preferisce intitolare alla personalità il nome di un parco o di un parcheggio, magari persino di un astro, perché là non ci abitua nessuno.

 

 

LUMINOSO ESEMPIO - In questo caso però non si bada alle quisquilie. Non c'è da fare revisionismo stradale in nome della "cancel culture", ma per Mattarella è l'occasione di incoronare personalmente un predecessore indicandolo come luminoso esempio per sé stesso e per quelli che verranno dopo di lui. Che accade? Si intravvede dietro il velo giallo-rosso che nasconde la targa, qualcosa che somiglia a una vergogna dietro l'impermeabile di un maniaco. Ed è proprio così. Si intravvede la scritta oscena "Largo Carlo Azelio Ciampi". Una strada, una piazza, persino un "largo", che pure sarebbe cosa minore se non ci fosse il precedente di "Largo Nazareno" che era pur sempre il Figlio di Dio, consistono tutte nel nome. Non è come una statua che magari somiglia poco, ma si capisce a chi è dedicata, e semmai si mette una placca nuova di ottone su quella sgrammaticata.

Qui il nome è tutto. E il nome è sbagliato. Non è lui, non è il presidente emerito della Repubblica che ridiede corso alla parola "Patria" con la maiuscola. È proprio un'altra persona, un alieno. Non c'è stata inaugurazione. Ciampi se n'è andato da quel luogo dove pure si dice aleggiasse felice con la moglie Franca. Anzi Carlo Azeglio avrebbe pure chiuso un occhio, ma la moglie Franca, tignosa e sincera come fu e si suppone sia, proprio non ha tollerato lo sfregio, e dopo aver visionato l'incuria, l'ha considerata come fosse un tombino lasciato aperto in suo (Dis)onore.

 

 

E Mattarella, gentiluomo paziente, avrebbe tollerato e sorriso di una gaffe che scompigliasse le sue due ti o persino le due elle, ma non la g di Carlo. Che dire? Con tutti i problemi che ci sono a Roma, i cinghiali e le buche, l'immondizia che brucia come gli autobus per strada, questo appare un'inezia. E lo sarà pure. Ma è il segno di una città fuori controllo. Non è certo colpa diretta di Virginia Raggi, non è obbligata a correggere le bozze delle targhe stradali, ma che il lassismo arrivi fino a questi limiti di ridicolaggine funziona come un game over. È come un muro che nessuno si preoccupa più di tirare su dritto, tanto chi se ne frega. Si sopravvive lo stesso, no? In realtà no, così non si campa più.

 

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