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Lega e radicali, la strana alleanza referendaria che può dare frutti inattesi: fa centro e rivitalizza il diritto dei cittadini

Iuri Maria Prado
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L'alleanza referendaria radical-leghista ha un pregio doppio: rivitalizza il diritto dei cittadini di abrogare le leggi che essi ritengono ingiuste, e lo fa con riferimento a un'amministrazione, quella della giustizia, che altrimenti non c'è verso di riformare perché il veto corporativo della magistratura si eleva contro qualsiasi tentativo di cambiamento. Matteo Salvini con l'immagine di Marco Pannella: «Quando si esprime il popolo è sempre una cosa bellissima: "Libertà è Partecipazione", cantava Giorgio Gaber, dopo il Covid vale di più» Quel diritto dei cittadini - dire "no" alle leggi ingiuste dicendo "sì" alla proposta di abrogarle - è stato mandato in desuetudine da una giurisprudenza costituzionale eversiva che ha reso sostanzialmente impossibile esercitarlo, da parlamenti che rifacevano con titolo diverso e contenuto uguale le norme che i cittadini avevano seppellito sotto valanghe di voti contrari, e infine da un sistema dell'informazione pressoché sempre impegnato a sottacere all'opinione pubblica persino l'esistenza delle campagne referendarie. Si è trattato, letteralmente, di una cospirazione dei poteri che hanno messo nel nulla uno dei due diritti politici che la Costituzione attribuisce al cittadino, quello di cancellare le leggi che egli considera sbagliate, e gli hanno lasciato soltanto quell'altro, il voto ai partiti politici, buono perlopiù ad assicurare pensioni mal guadagnate. Sarebbero dunque cosa buona, questi referendum, anche se si trattasse di quesiti sulla pesca a mosca o sulla filatelia.

 

 

Ma per soprammercato si tratta anche di quesiti che investono materie molto importanti per la vita dei cittadini e per l'effettività del regime democratico, a cominciare dalla responsabilità civile e dalla separazione delle carriere dei magistrati, due acquisizioni senza le quali l'amministrazione della giustizia continuerà ad essere contrassegnata dal marchio di inefficienza. Ma per un ulteriore profilo l'iniziativa radical-leghista sulla giustizia appare pregevole. E cioè perché mette in consorzio due forze politiche che su molti argomenti, e perfino sulle cose di giustizia, pensano e fanno cose assai diverse senza che questo basti a impedire che almeno su alcune concordino e lavorino insieme in un indizio di comunione liberale e libertaria. Va a onore dei radicali proseguire nella loro tradizione di alleanza con chiunque intenda condividere specifiche iniziative di riforma, e va a onore di Matteo Salvini associarvisi: perché - possiamo esserne certi - questo loro sodalizio sarà motivo di contestazione, i libertari della droga da legalizzare con il campione delle ruspe e del pugno di ferro, i garantisti di Nessuno tocchi Caino a braccetto con quello che vuole buttare le chiavi.

 

 

Saranno principalmente questi, gli argomenti adoperati contro l'iniziativa referendaria e quell'armamentario andrà di conserva con il gonfiarsi dell'inossidabile retorica sull'indipendenza e sull'autonomia della magistratura, le due patacche da sempre messe a coprire la voragine dei traffici di cui la magistratura ha dato prova. Infine c'è caso che la parte buona della magistratura, che è tanta anche se è ridotta al silenzio, possa comprendere e far sapere di dover essere, per una volta, dalla parte dei cittadini cui questi referendum vogliono assicurare diritto di parola.

 

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