Ddl Zan, il paradosso di una legge che va contro la Costituzione: pena aumentata se l'aggressore fosse di colore?
«L'odio si combatte con i fatti», dice l'onorevole Alessandro Zan, che è il relatore del disegno di legge che porta il suo nome e inventa aggravanti nel caso di atti violenti e di discriminazione «fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità». E quali sarebbero i fatti con cui si combatte l'odio è presto detto: galera, galera e galera, perché è questo il presidio progressista a tutela delle vittime di quei comportamenti odiosi, la galera e ancora la galera.
Non conta che la Costituzione indichi il sesso tra le condizioni che la legge non può considerare per attribuire o revocare diritti, e non conta che un atto violento contro un omosessuale, un transessuale, un sessualmente orientato di qui o di là, o l'istigazione a commetterlo, siano oggi perfettamente punibili: niente da fare, ci vuole questa legge perché la cronaca riporta casi di aggressione ai danni di quelle categorie (brutta parola: ma sono i sostenitori di questa ignominia legislativa a dividere la società in corporazioni sessiste). E così la coppia gay picchiata a Palermo, la lesbica presa a testate a Catanzaro o le bottigliate all'omosessuale pugliese diventano riprove che è indifferibile creare un diritto speciale perché altrimenti quei delitti rimangono impuniti: una bugia bella e buona, confezionata mentre il legislatore ordinario si incarica di spiegare che non intende intervenire sulla libertà di manifestazione del pensiero e sulle «condotte legittime», stabilendo lui, il legislatore ordinario, le ragioni di compatibilità del proprio lavoro con la Costituzione.
Per capirsi: domani un'altra maggioranza chiude un giornale scomodo e spiega che però non è mica intervenuta sulla libertà di stampa. Ma facciamo un esempio più scottante. Si ipotizzi che qualcuno denunci un alto tasso di criminalità tra quelli con la pelle scura, e sulla base di questo rilievo proponga un aggravamento di pena per il responsabile del delitto che appartenga a quella categoria: e immaginiamo che nel mettere in legge questa trovata spieghi che la norma non vuole interferire col precetto costituzionale. Bene: cosa fa se non applicare in altra direzione lo stesso criterio del ddl Zan?
"Encefalogrammi piatti". Ddl Zan e Pillon, il pensiero è libero ma solo se piace alla sinistra
Alcuni (pochissimi) hanno tentato di spiegare queste cose ai tanti (pochi soltanto ignoranti, moltissimi in malafede) per i quali l'approvazione di questa legge costituisce l'avvenimento capitale del nostro progresso civile, ma non ci sono santi: chi rema contro sotto sotto si compiace della violenza omofoba. Ed è bestemmia l'idea che la contestazione di questo ddl sia sorretta da ragioni altrettanto degne rispetto a quelle agitate da chi ne sostiene l'indispensabilità: ragioni sistematiche e liberali, le prime, che esigono un po' di studio e qualche consuetudine con la prassi democratica, roba antipatica presso i cultori del modello Greta-Fedez-Zan.