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Vittorio Feltri, quell'avviso dopo il caso Uggetti: "Attenti ai magistrati, usano il carcere come un'aspirina"

Vittorio Feltri
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Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di Francesco Battistini, uno dei pochi talenti rimasti sul mercato. Il testo era corredato da una fotografia che ritraeva l'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, in lacrime e abbracciato al suo avvocato difensore, il quale lo ha fatto assolvere in Corte d'Appello a Milano, dopo cinque anni di incriminazioni fasulle rivelatesi infine infondate. Cinque anni di tribolazioni e sofferenze trascorsi in attesa di giudizio tra galera e arresti domiciliari. Le accuse erano le solite che investono gli amministratori locali, lavori pubblici scorretti e balle varie. I giudici ci hanno messo un lustro per capire che la giustizia aveva preso, tanto per cambiare, un granchio.

 

 

Ora, grazie al cielo, è libero e smacchiato, ma nessuno risarcirà quest' uomo provato e maltrattato. Egli non avverte odio ma solo sollievo, felice che gli sia stata restituita intonsa la reputazione. Però la sua atroce esperienza induce a qualche riflessione. Le nostre leggi evidentemente sono suscettibili di distorte interpretazioni a danno di cittadini specchiati. Andrebbero riscritte in modo chiaro allo scopo di evitare equivoci che comportano scempi mostruosi a chi viene gratuitamente perseguito. Ormai i magistrati sono diventati talmente insensibili dal punto di vista umano che arrestano con facilità chi è colpito da sospetti. Si somministra il carcere come fosse una aspirina, cosicché gente innocente, prima di dimostrare di essere tale, è costretta a subire la tortura della cella per un determinato periodo.

 

 

 

 

Ovviamente esistono reati di sangue che impongono la reclusione per evitare che l'autore dei medesimi possa replicarli. Tuttavia in molti altri casi sarebbe opportuno fare i processi prima di ricorrere alle manette onde castigare l'eventuale reo. Tra l'altro segnalo una incongruenza. Se un poliziotto per mantenere l'ordine pubblico usa metodi bruschi nei confronti di un individuo, rischia di essere condannato, mentre le toghe se ingabbiano un cittadino la cui colpevolezza non è ancora stata accertata, la passano liscia quand'anche l'imputato in questione venga poi assolto.

L'ex pm Gherardo Colombo ha scritto un saggio al fine di spiegare che la gattabuia non è una panacea. Ha ragione da vendere. Prima di sbattere dietro le sbarre un tizio bisogna pensarci non due bensì tre volte, poiché si tratta di un essere umano e non di un manichino. Mi domando come Simone Uggetti e tanti altri come lui, dopo esperienze assurde in un istituto di pena, siano in grado di riprendere a vivere serenamente. Si ciarla da parecchio tempo di riforma dell'ordine giudiziario, però la politica non muove un dito. E le malvagità continuano.

 

 

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