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Gigi Proietti senza sepoltura, lo sfogo di Vittorio Feltri: come sono ridotte le nostre grandi città

Vittorio Feltri
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Gigi Proietti, grande artista scomparso oltre sei mesi fa, non ha ancora trovato sepoltura nella sua Roma, dove in pratica è vietato anche tirare le cuoia. Se per sfortuna vai nell’aldilà sappi che non sei degno neppure di una piccola tomba. In effetti i cimiteri sono le uniche strutture che hanno segnato un forte incremento di fatturato, al punto che devono respingere la clientela. I deceduti in attesa di una definitiva sistemazione, sotto terra o nei colombari, sono numerosissimi e i loro parenti, in lacrime, aspettano con scarse speranze di ultimare le pratiche relative al caro estinto cui per ora non si permette di riposare in pace in un luogo idoneo alle salme.

Ignoriamo chi incolpare del clamoroso disservizio e non ci va di puntare il dito accusatore sulla povera Virginia Raggi, già abbastanza impegnata a disciplinare la distruzione dei rifiuti. Non è carino prendersela sempre con i sindaci delle città che non funzionano ma è altresì difficile individuare qualcun altro da processare. Siamo convinti che il disastro della capitale, che ha colpito ogni settore, non abbia un responsabile bensì vari responsabili. Cioè coloro che non hanno mai voluto ampliare i campi santi né costruire termovalorizzatori capaci di incenerire le montagne di monnezza che troneggiano in ogni via. Ovvio che l'ampiezza di un cimitero debba essere proporzionale alla massa dei cadaveri che aumentano giornalmente, altrettanto ovvio che la spazzatura o si demolisce mediante impianti appositi oppure occorre mangiarla, cosa che nessuno ama fare, pertanto i rifiuti si ammucchiano, sempre più abbondanti.

 

 

 

Col trascorrere degli anni la situazione igienica della metropoli caput mundi è peggiorata, e l'urbe si è trasformata in caput dell'altro mundi. Non basta di certo un povero sindaco per riparare i guasti descritti, cui bisogna aggiungere le famose buche stradali, autentiche voragini nelle quali precipitano perfino parecchie automobili, che ci rimangono incastrate. Diciamo che pure per i pedoni è diventato problematico camminare in sicurezza.

Nel 1964 ho svolto il servizio militare a Roma. Era pulita, maestosa, ricca di locali accoglienti, il traffico non era soffocante. Ci si viveva benissimo. E una volta congedato, viaggiando in auto lungo l'autostrada del sole per tornare a Bergamo, mi veniva da piangere, poiché lasciavo un ambiente assai gradevole e ricco di luoghi meravigliosi. Oggi, quando certi impegni mi chiamerebbero nella Città Eterna, non so più che balla inventare onde evitare la trasferta. Preferisco rimanere a Milano nonostante sia stata devastata dalla amministrazione Sala, il peggior sindaco meneghino di tutti i tempi, inclusi i più remoti. Un solo esempio per non farla troppo lunga. Il nostro primo (si fa per dire) cittadino è riuscito a paralizzare la viabilità, realizzando un'orgia di piste ciclabili e promuovendo l'uso screanzato dei monopattini. Risultato. I veicoli non scorrono più velocemente come una volta, zoppicano.

 

 

 

 

Uno studio dimostra che un tratto che in passato si percorreva in macchina in 20 minuti oggi si percorre in 51, ossia quasi un'ora. Il capoluogo lombardo è ridotto a un formicaio, l'incremento delle bestemmie in ambito ambrosiano è cresciuto a dismisura. La notizia che Sala rischia di rivincere le elezioni ha gettato la popolazione nel più tetro sconforto. A Palazzo Marino sarebbe più utile si insediasse un qualsiasi ragionier Rossi piuttosto che trattenere l'attuale "padrone".

 

 

 

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