Cuore, chi soffre di problemi cardiaci rischia la demenza senile: il collegamento scoperto dalla ricerca italiana
C'è un sottile filo rosso tra due malattie molto diverse tra loro, che interessano organi vitali diversi e hanno una differente eziologia e decorso, ma che conducono entrambe a una complicanza comune, grave e invalidante quale è il deterioramento cognitivo cerebrale, con declino delle capacità di pensiero e di memoria. È stato riscontrato infatti che i pazienti che soffrono di fibrillazione atriale del cuore hanno un rischio aumentato di oltre il 50 per cento, rispetto alle persone sane, di andare incontro alla demenza in età avanzata, e del 30 per cento in più di sviluppare l'Alzheimer, indipendentemente dall'aver avuto o meno sintomi vascolari. La fibrillazione atriale è l'aritmia più comune al mondo, la cui prevalenza aumenta con l'età, e oltre a essere un fattore di rischio marcato per ischemie e trombo-embolie cerebrali, quando non trattata con cure adeguate, è risultata responsabile nel favorire e accelerare la comparsa di demenza.
LO STUDIO
È il risultato di una metanalisi pubblicata su Hearth Rhythm, la rivista scientifica statunitense che ha raccolto gli studi coordinati di ben sei università americane, insieme con il Centro Cardiologico Monzino di Milano, che ha analizzato i dati di oltre 80mila pazienti di età tra i sessanta e gli ottanta anni, arrivando alla conclusione della associazione patologica delle due malattie, anche se non è ancora possibile chiarire se la fibrillazione atriale sia un fattore predittivo certo della demenza senile. La caratteristica della fibrillazione atriale è quella di favorire lo sviluppo di micro trombi, dovuti alla difettosa contrazione di una parte del cuore, per cui, una volta arrivati nel cervello, ostruendo i capillari più piccoli ne interrompono il flusso sanguigno, provocando micro infarti nelle varie zone dove si fermano; questi micro ictus non sempre si fanno notare poiché possono dare sintomi impercettia poco a poco il tessuto cerebrale circostante, e quando una certa quantità di questo viene lesa e muore, ecco che si inizia a sviluppare la demenza vascolare.
A differenza di altre demenze di origine neurologica, che tendono a progredire in modo continuativo, quella causata da deficit vascolari ha un decorso più bizzarro e graduale, perché i sintomi che produce dipendono dalle zone encefaliche interessate dai piccoli trombi inviati dal cuore fibrillante, i quali possono colpire i movimenti di una gamba o di un braccio, indebolire la capacità di parlare (strascicare le parole, per esempio), offuscare la vista, provocare improvvise dimenticanze e via dicendo, tutti sintomi che possono aggravarsi, stabilizzarsi o migliorare rapidamente, anche in pochi minuti, a seconda se il coagulo si disgreghi o intoppi il vaso interessato. La buona notizia dello studio succitato è che quando la fibrillazione atriale viene riconosciuta e curata per tempo, con la somministrazione precoce e regolare di anticoagulanti orali, per ridurre o azzerare il rischio di ictus, si abbassano del 40 per cento anche le probabilità di andare incontro a deterioramento cognitivo.
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LA TERAPIA
Per cui tutti coloro che sono afflitti da questa pericolosa aritmia cardiaca, e che per qualunque motivo non sono riusciti a risolverla con le manovre elettriche oggi a disposizione di cardioversione o ablazione cardiaca, le tecniche di elezione, dovrebbero seguire quotidianamente per tutta la vita tale strategia terapeutica per prevenire la demenza senile. L'associazione tra la malattia cardiaca e il declino cognitivo cerebrale era sospettata da tempo, ma questa ricerca, la più ampia mai condotta sulla popolazione adulta, ha fornito prove concrete a sostegno di questo legame; dimostrando anche, però, che la terapia antitrombotica per ridurre gli emboli, una compressa al giorno, riduce anche le probabilità di scivolare verso il deterioramento cognitivo.
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