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Magistratura, l'affondo di Filippo Facci: "Sergio Mattarella lo ha detto, i giornalisti lo hanno nascosto". Toghe da ribaltare

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«Si affrontino sollecitamente i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione» (...) doveroso e prevedibile - che «la mafia esiste ancora e non è stata sconfitta», non ha detto soltanto che il sacrificio delle vittime «è impressionante, una lista interminabile», non si è soltanto spostato alla vicina caserma per deporre una corona di alloro dedicata al Reparto scorte, davanti alla lapide che ricorda gli agenti morti anche in via D'Amelio. Ieri, anche se i siti internet dei giornaloni tendevano a mimetizzarlo, in pratica Mattarella ha anche detto: avanti con la Riforma. Ha detto: ditemi dove devo firmare. Ha detto: ora o mai più, cambiamo questa magistratura e questa giustizia, io ci sono.

 

 

 

 



Brusco risveglio - Ma forse non occorre neanche tradurre, per una volta: il capo dello Stato ha parlato chiarissimo e ha usato anche parole dirette, per esempio queste: «La credibilità della magistratura è imprescindibile per la vita della Repubblica si affrontino con decisione i progetti di riforma». L'unica traduzione possibile, dunque, riguarda la sua posizione politica e la sua disposizione da Capo dello Stato: che non è restato imbrigliato dalla consuetudine formale di restare simbolico e discreto, dal non disturbare o dividere troppo come fecero invece altre anime addormentate che lo precedettero. Anzi: da peraltro Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Mattarella ha suonato le campane più alte affinché si accompagnino al brusco risveglio dell'intero «sistema» togato, Mattarella sta decisamente contribuendo a ridestarlo dal sarcofago in cui lo si credeva rinchiuso. Il Presidente ha detto, al primo ministro Mario Draghi e alla Guardasigilli Marta Cartabia, che non ci sono più limiti nel fare ciò che è necessario: e non ha parlato da sedi improbabili, non ha metaforizzato attraverso discorsi agli studenti o inaugurazioni o tagli di nastro. Il pulpito era la commemorazione dell'assassinio di Giovanni Falcone (e scorta) il quale fu ostracizzato, e ammazzato per metà, anche e proprio dalle divisioni correntizie della magistratura, e questo ancora pochi giorni prima che saltasse in aria: e a convergere nel boicottarlo furono correnti di sinistra come di destra, correnti di un potere malato che Falcone denunciò pubblicamente già dal 1988 e che confondeva la serietà con l'opacità, l'indipendenza con la sacralità, la libertà di espressione con una sbandierata faziosità. Ma qui torniamo a tradurre Sergio Mattarella, visto che non ci ha girato troppo attorno. «Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere esercitata solo in base alla legge provoca turbamento», traduzione: siamo turbati da almeno cinquant' anni. «Se la Magistratura perdesse credibilità, s' indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia», traduzione: la lotta al crimine si è indebolita. «La credibilità della magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale», o anche «si affrontino sollecitamente i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione», traduzione: cari magistrati, o cambiamo la Costituzione o cambiate voi. «Gli strumenti non mancano, si prosegua rapidi e con rigore a far luce su dubbi, sospetti e responsabilità», traduzione: cari Mario Draghi e Marta Cartabia, le riforme vanno controfirmate dal Capo dello Stato, e il Capo dello Stato sono io, eccomi.

 

 

 

 




Freno allo sviluppo - Insomma, due giorni fa l’ha scritto Libero e in altre parole l’ha detto il Presidente della Repubblica: confidiamo che almeno uno dei due parli chiaro. La Giustizia è «il» problema di questo Paese perché racchiude tutti gli altri problemi. L’ingiustizia, nelle sue varie forme, non fa soltanto una rabbia terribile: è anche un freno allo sviluppo e alla ripresa di un Paese in ginocchio. Se non finisce un certo «sistema», oltretutto non condiviso da una maggioranza silenziosa di magistrati onesti, finisce questo Paese. Sergio Mattarella non ha usato proprio queste parole, ma ci è andato molto vicino.

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