Forza Italia, vento di scissione: i 20 pronti a spaccare il partito, l'ultimo tradimento a Berlusconi
È intenso il traffico dentro e intorno a Forza Italia. C'è chi ritorna, come Renata Polverini. C'è chi medita di andarsene, attirato dal progetto politico del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Ma non è detto. Perché le elezioni sono lontane e l'adesione degli azzurri all'area di governo esercita comunque un potere magnetico. Tant' è che, fanno notare dal quartier generale forzista, movimenti nelle ultime settimane ce ne sono stati. Ma quasi tutte adesioni. E pochissimi addii. A dirigere il traffico è sempre Silvio Berlusconi, sia pure convalescente e bloccato ad Arcore dopo un nuovo ricovero precauzionale. È stato il Cav a riprendere contatto con Polverini, creando le condizioni per il suo rientro: «Torna con noi», le avrebbe detto in una delle ultime telefonate, «rilanceremo Forza Italia e contiamo su persone come te».
Renata se n'era andata per partecipare al progetto di Bruno Tabacci. Quello nato per provare a puntellare la maggioranza di Giuseppe Conte e permettergli di formare un esecutivo ter. Iniziativa fallita abbastanza miseramente. Così tutti i "responsabili" che si erano resi disponibili all'operazione sono passati, nel giro di qualche giorno, dal ruolo di "salvatori della patria" all'essere dei reietti del Palazzo. Tra questi, Polverini. Ma lei, almeno, può vantare una storia importante alle spalle. Ex segretaria dell'Ugl, ex governatrice della Regione Lazio. Insomma, è ripartita la diplomazia interna e, dimenticate le tensioni di quei giorni di gennaio, il rapporto è stato ricucito. «Ero uscita da Forza Italia», ha dichiarato all'Adnkronos, «per accogliere l'appello all'unità nazionale del Colle, perché consideravo un errore andare a elezioni anticipate. Ora sostengo l'esecutivo Draghi».
La telefonata ricevuta da Arcore ha fatto il resto: «Il presidente è sempre molto affettuoso. Ci siamo sentiti varie volte. Mi hanno convinta definitivamente a tornare nell'unico partito al quale sono stata iscritta dopo la mia esperienza all'Ugl e dopo la presidenza della Regione Lazio. Sono molto contenta, mi stanno chiamando in tanti». Ma l'operazione berlusconiana non è solo dettata dai buoni sentimenti. Il Cav deve fare terra bruciata intorno al progetto di Luigi Brugnaro e deve farlo subito, per evitare che il sindaco di Venezia, facendo shopping tra gli ex azzurri, finisca poi per mettere le mani anche dentro Forza Italia. Brugnaro si sta dando da fare. E molto. È stato a Roma per fare scouting di parlamentari. Già la prossima settimana potrebbe lanciare "Coraggio Italia", il suo contenitore politico moderato. Un step intermedio per la formazione di un centro più ampio (un altro) da realizzare in collaborazione con Giovanni Toti e il suo "Cambiamo". Entrambi non si nascondono. L'obiettivo è di arrivare a dei gruppi parlamentari autonomi che attingano da Forza Italia. Ma anche dalle sacche di malcontento grillino.
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Finora sono stati contattati una ventina di deputati azzurri. Cosa che ha fatto accendere la spia rossa in casa Berlusconi. Per questo Silvio ha schierato la contraerea telefonica, chiamando, uno per uno, tutti i suoi che sono stati oggetto di tentativi di seduzione politica. Interpellati dall'Adnkronos, alcuni di essi hanno confermato, smentendo tuttavia l'interessamento per il progetto. Come Roberto Novelli, imprenditore friulano: «Conosco il progetto di Brugnaro, ma non partecipo». O il sardo Pietro Pittalis: «Io sto con il presidente Berlusconi dal '94». O anche la parlamentare toscana Simona Vietina, forse la più interessata: «Sì, sono stata contattata da Brugnaro e sto valutando» il suo progetto, «perché c'è la necessità di un partito che riparta veramente dal territorio».
I vertici azzurri, comunque, ostentano sicurezza. Fi è al governo e questo la rende più attraente rispetto al passato. Si fa l'elenco di tutti gli approdi degli ultimi mesi: la deputata ex grillina Veronica Giannone; gli europarlamentari Isabella Adinolfi e Andrea Caroppo, rispettivamente da M5s e Lega; e, ultimi in ordine di tempo, i cinquanta consiglieri comunali che sabato scorso hanno aderito nel Lazio. Del resto, dal riposo forzato per i postumi del Covid arrivano segnali di un Berlusconi che non ha affatto deposto le armi: il Cav si dice amareggiato per il processo Ruby ter («processo surreale, chi mi conosce bene sa che non avrei mai fatto quello di cui mi accusano») e continua a ribadire ai suoi la necessità di una riforma della giustizia.
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