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Alessandro Sallusti: cercasi nobildonna che affitti l'utero alla sua cameriera

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Come se non bastasse la legge Zan, un gruppo di deputati e deputate grillini e di sinistra ha presentato una proposta di legge per consentire la pratica dell'utero in affitto, cioè la possibilità che una coppia sterile od omosessuale (quindi impossibilitata a procreare autonomamente) possa inseminare artificialmente una donna che dietro adeguato corrispettivo si incarichi di portare avanti la gravidanza per poi consegnare il bebè ai compratori che ne diventano legittimi proprietari.

 

Qui non è questione di essere più o meno cattolici o laici, integralisti o viceversa progressisti. Né vogliamo mettere a tema, anche se sarebbe il caso di farlo, la dignità di donne ridotte a giumenche da riproduzione per necessità economiche. Dico solo che ogni essere umano pensante dovrebbe rabbrividire di fronte a una simile ipotesi. Ma detto questo accetterei di parlarne coi proponenti la legge, pur essendo certo di non cambiare idea, a una sola condizione. Cioè che mettano per iscritto di essere disponibili, visto che secondo loro è una bella cosa, a prestare gratuitamente - o se a pagamento a quale tariffa - il proprio utero (nel caso degli onorevoli maschi quello delle mogli o compagne) ai loro colf filippini o al portinaio gay desiderosi di paternità, alle coppie di diseredati delle periferie e di immigrati allo sbando che impossibilitati per qualsiasi motivo a procreare in proprio gliene facessero richiesta.

 

Cioè vorrei capire se la proposta ha una base etica uguale per tutti o se, come accadrebbe, semmai funzionerebbe solo dall'alto (il compratore ricco) verso il basso (la prestatrice d'utero povera) della scala sociale e non viceversa, perché a nessuna signora della sinistra radical chic verrebbe in mente di mettere al mondo il figlio del suo cameriere. Fermiamo quindi questa legge che sa di razzismo più di quanto sembri a prima vista.

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