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Antonio Socci contro il ddl Zan: l'ipocrisia degli odiatori di sinistra che vogliono vietare l'odio

Antonio Socci
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Dopo gli arresti, a Parigi, di alcuni latitanti italiani, si torna parlare degli "anni di piombo" e di come fare i conti con quella sciagurata stagione. Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della sera, scrive che è assurdo dibattere così di quell'epoca, quarant' anni dopo, perché sarebbe come se nel 1980 si fosse accesa una disputa fra politici e intellettuali sull'entrata in guerra del 1940. In effetti, l'Italia di Mussolini non esisteva più. Ma oggi possiamo dire la stessa cosa degli anni Settanta? Chi ritiene ancora degno di riflessione quel passato è Walter Veltroni, che ha scritto un libro su "Il Caso Moro e la Prima Repubblica". La sua idea è che «Moro fu ucciso dalle BR, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l'esito». Secondo Veltroni «le due grandi potenze», Usa e Urss, «avevano entrambe nel mirino» il compromesso storico. In sostanza, a suo avviso, avversavano il Pci berlingueriano al governo. Quindi - secondo il titolo di una sua intervista a Repubblica - "«l terrorismo fu usato dai poteri marci. Si può dare clemenza solo in cambio della verità». Invece Gianni Oliva sulla Stampa osserva che per «fare i conti» con quel passato «non basta chiarire le dinamiche di un attentato o di un omicidio», ma «bisogna risalire alle derive» di quegli anni. Oliva nota che, finito il terrorismo, si passò oltre, di fatto rimuovendo tutto. Uno dei fondatori delle Brigate Rosse, Alberto Franceschini, un giorno dichiarò: «Noi, allora, eravamo quelli che facevano ciò che tanti altri dicevano si dovesse fare».

 

 

VERITÀ ETICA
Oliva ricorda la militanza di massa di quegli anni e «gli slogan che fin troppi abbiamo scandito nei cortei» forse senza neanche rendersi conto: "Fascista, basco nero / il tuo posto è il cimitero", "Se vedi un punto nero spara a vista / o è un poliziotto o un fascista", "Attento poliziotto / è arrivata la compagna P38", "Fascisti, borghesi/ ancora pochi mesi". Certo, le parole non sono atti: «La stragrande maggioranza di noi - osserva Oliva - non ha sparato, non ha neppure lanciato bottigliette molotov o cubetti di porfido, ma a riempire le piazze con i cortei dell'ultrasinistra eravamo in molti». È ovvio che dei fatti di violenza o di terrorismo sono responsabili solo coloro che li perpetrarono. Non esistono colpe collettive. Ma oltre alla verità giudiziaria e alla verità storica, secondo Oliva, c'è la "verità etica" che si è dimenticata.

Chi da anni invita a ripensare tutto con lealtà è Paolo Mieli, che nei giorni scorsi, in televisione, ha dichiarato: «Io mi vergogno» di aver firmato cinquant'anni fa, il famoso manifesto contro il commissario Calabresi, sottoscritto da centinaia di intellettuali. Ci fu anche, in quel periodo, una famosa "lettera aperta" di intellettuali «al procuratore della Repubblica di Torino che aveva denunciato direttori e militanti di Lotta Continua per istigazione a delinquere», come riferisce Michele Brambilla in un suo libro. La lettera fra l'altro diceva: «Quando i cittadini da lei imputati gridano"'lotta di classe, armiamo le masse", lo gridiamo con loro. Quando essi si impegnano a "combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo sfruttamento", ci impegniamo con loro». Buona parte dell'attuale classe dirigente si è formata nel clima di quegli anni, perlopiù immersa nel conformismo marxista. Pur avendo poi superato quell'ideologia (se non altro perché il comunismo è crollato), si può dire che la Sinistra abbia davvero superato anche certi istinti intolleranti come la demonizzazione del Nemico e l'odio ideologico?

 

 

NUOVI BERSAGLI
Negli ultimi decenni la demonizzazione e l'odio sono dilagati: prima contro Berlusconi, poi contro Salvini e Meloni. E curiosamente oggi proprio da quella Sinistra arrivano le prediche (e perfino le leggi) contro l'odio. Ma con quale credibilità? Due piccoli fatti avvenuti in queste ore sono illuminanti. Sabato ci sono state molte manifestazioni di Sinistra a favore del ddl Zan che nessuno ha disturbato. Invece all'unica manifestazione cattolica contro il ddl Zan, a Milano - riferisce il Corriere - sono arrivati contestatori con «bandiere arcobaleno, fumogeni e striscioni» e «hanno urlato insulti» contro Salvini. A Sinistra dà fastidio la libera espressione degli altri? E tutto questo in nome della tolleranza? Secondo episodio: Salvini in questi giorni ha preso posizione in favore di Israele ed è stato investito da messaggi di insulti e «minacce che abbiamo ricevuto io e i miei familiari». Il leader leghista ha rilevato, con stupore e amarezza, che (oltre alla Sinistra) il segretario del Pd Letta non ha ritenuto di esprimere nessuna solidarietà. Tutto questo non merita una riflessione?

 

 

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