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La nuova sinistra, antisemiti e filo-terroristi: peggio dei vecchi compagni

Andrea Morigi
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Quando lanciano un razzo di avvertimento al segretario del Pd, Enrico Letta, perché si è permesso di partecipare alla manifestazione di solidarietà con Israele insieme «alle destre», le Sardine finiscono per mancare il bersaglio. «Bisogna sempre ricordare come tutto nasce dall'occupazione illegale dei territori palestinesi - osserva il leader del movimento Mattia Santori - Credo sarebbe stato coraggioso, visto che si parla di guerre e di pace, portare sul palco di Roma entrambe le bandiere. Quella israeliana e quella palestinese». Non è tanto che non sappiano prendere la mira, quanto piuttosto che non hanno nemmeno idea di quale sia l'obiettivo da colpire.

Dall'11 maggio 1949, Israele fa parte delle Nazioni Unite e i cosiddetti Territori Occupati sono stati conquistati in guerra. Se non ne mantenesse il controllo, lo Stato ebraico scomparirebbe. LaP) La bandiera di Israele brucia in piazza Duomo a Milano il 13 maggio ( Chi sbaglia storia, sbaglia politica e la bocciatura non la meritano solo le Sardine. C'è tutta una classe intellettuale di sinistra fondamentalmente antiebraica, dalla quale, venerdì sera a Propaganda Live su La 7, ha preso le distanze Michele Serra, definendo Hamas «un'organizzazione che fa parte a pieno titolo, e rivendicandolo, del fondamentalismo islamico» che, in quanto tale «non può suscitare le simpatie di chi si ritene laico e democratico», tanto più, fa rilevare l'ex direttore de L'Unità, che i terroristi palestinesi godono dell'appoggio del presidente turco Recep Tayyp Erdogan e dell'Iran. SIONISTI Per essere accusato di essere al soldo del sionismo, sui social network, sarebbe bastato molto meno. Lo trattano come un appestato.

E la stessa sorte tocca ai giornali dove scrive, Repubblica, Il Venerdì, L'Espresso., indicati come «radio Likud». Complice perfino la vignetta di Altan, il cui personaggio osserva: «Per iniziare un processo di pace in Medio Oriente bisogna che qualcuno se ne assuma la colpa». È distante anni luce da quel che disegnava un tempo. Ma per uno o due che iniziano a capire che il terrorismo islamico non è la soluzione ma il problema, rimane uno zoccolo duro di vecchi trinariciuti affascinati dalla narrativa dei Fratelli Musulmani. Si aggiunge anche la classe dirigente del MoVimento 5 Stelle, un cui esponente di spicco, il senatore Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo al Senato e capogruppo in Commissione Esteri a Palazzo Madama, su Facebook chiede che «il Parlamento voti la mozione cinquestelle a mia prima firma per il riconoscimento italiano dello Stato di Palestina». Per gli intellettuali di sinistra, la violenza politica non è mai stata un ostacolo di tipo morale: in fondo tutte le rivoluzioni comuniste sono state caratterizzate dalla lotta armata. Hanno celebrato e celebrano tuttora assassini come Ernesto Che Guevara, spacciandoli per miti o sognatori che volevano il cambiamento. Perciò se anche i palestinesi ricorrono alla guerra santa, vi vedono dei compagni di strada, anch' essi fino a qualche decennio fa finanziati dall'Unione Sovietica. Li giustificano o fanno finta di nulla salvo poi sostenere che la colpa ricade su Israele che li opprime.

Massimo D'Alema, colui che nel 2006, quando era ministro degli Esteri andava a braccetto con i capi di Hezbollah in Libano, intervenendo all'assemblea di Articolo 1, venerdì si esercitava in uno dei suoi tipici ragionamenti contorti: «Perché la destra europea, la peggiore destra europea, quella che è erede dell'antisemitismo, è quella che scende in piazza per prima per solidarietà verso Israele? Che cosa è successo dal punto di vista culturale? È successo che il razzismo antisemita si è mutato in razzismo antiarabo e islamofobia. La matrice è la stessa, è cambiato l'obiettivo. E con questo la sinistra dovrebbe misurarsi, senza attardarsi in vecchi slogan».

 Non gli frulla neanche per la testa l'idea che ci si possa schierare con gli israeliani anche per evitare di essere sgozzati dagli stessi loro nemici tagliagole e che difendere gli ebrei significhi anche difendere le società europee dall'imposizione della legge coranica. Né lo ha sfiorato la domanda sul motivo per cui a Milano, nelle stesse ore, si svolgesse una manifestazione di sostenitori di Hamas contro Israele, durante la quale si appiccava il fuoco a una bandiera dello Stato ebraico. A Roma, intanto, sventolavano gli stendardi del vecchio Pci, del quale un tempo sia D'Alema che Serra facevano parte, accanto agli striscioni con la scritta «Palestina Libera». Nel resto d'Europa invece, da giorni, alle manifestazioni contro Israele si grida: «Morte agli ebrei! L'esercito di Maometto sta arrivando!» come a Berlino e davanti alla sinagoga di Gelsenkirchen in Germania, mentre a Bonn si lanciano pietre contro il tempio ebraico e sul portone della sinagoga di Norwich, in Gran Bretagna, lo slogan che invita a liberare la Palestina è stato firmato con una svastica. Che fa il paio con le descrizioni dei soldati israeliani come truppe di occupazione nazista, nelle vignette che circolano tranquillamente sulla rete, senza nessuna censura. Sono segnali di antisemitismo, non di critica al governo di Gerusalemme. Ma, davanti alle moschee, nessun assembramento di intellettuali di sinistra perché il timore reverenziale nei confronti dell'islam impedisce loro di protestare.

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