Vittorio Feltri e l'elogio del primo ministro inglese: "Ci vorrebbe pure in Italia un Boris Johnson"
D'accordo, è brutto e per di più volgare parlare male dei nostri politici, però converrete che parlarne bene è impossibile. Basti pensare che perfino Mario Draghi perde nei sondaggi un punto di consenso alla settimana. Presto passerà dalla iniziale beatificazione a qualche biasimo. Ci auguriamo di sbagliarci, ma la sua discesa è un triste dato di fatto. Il ministro Speranza è alla deriva, dei vaccini si occupa un alpino, i comitati di scienziati e tecnici sono affollati come tifoserie dell'Inter e si sopportano come cani e gatti, il Parlamento conta quanto il due di picche quando la briscola è a bastoni.
Cosicché si interessa di scemenze quale la legge Zan, che non è un insetticida per debellare le zanzare, bensì il nome di un tizio che si è inventato una norma assurda per disciplinare i rapporti tra omosessuali (e affini) e il resto dell'umanità, con l'intento di vietare attriti, anche solo verbali, tra etero e coloro che tali non sono. Intanto il Paese dissipa fiducia nei suoi rappresentanti che, in effetti, si stanno rivelando inutili come il borotalco.
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Non riescono neppure ad accordarsi sulla scelta dei candidati alle prossime elezioni amministrative riguardanti, per esempio, Milano e Roma. Gli immigrati arrivano qui in massa senza che nessuno sia in grado di arginare gli sbarchi, la magistratura sembra una gabbia di matti, tra zone gialle e arancioni non si capisce più un tubo e la gente non può uscire per strada e gli esercizi pubblici lavorano a singhiozzo e i proprietari rischiano di perire di inedia. Volendo adoperare un termine popolare ma efficace, il Paese si è trasformato in un gran casino guidato da un gruppo di dilettanti allo sbadiglio.
La decadenza del ceto politico cominciò trent' anni orsono, allorché i partiti tradizionali finirono in galera, tranne gli ex comunisti - graziati dalle toghe - i quali anziché in cella dirottarono a Palazzo Chigi, luogo più accogliente. Lentamente e inesorabilmente la politica sprofondò in una avvilente mediocrità con l'ausilio fattivo dell'elettorato, il quale nelle ultime consultazioni nazionali attribuì al Movimento Cinque Stelle, fondato sulla ideologia del vaffanculo (chic), la bellezza del 33 per cento dei voti. L'Italia precipitò nel burrone e lì sta immobile come un cadavere.
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Qualche sussulto di vitalità lo fece riscontrare Salvini chiudendo i porti e ora lo si registra grazie a Giorgia Meloni, tuttavia è troppo poco per farci sperare in un ritorno alla normalità. Per il resto elettroencefalogramma piatto, siamo in coma probabilmente irreversibile a meno che a qualcuno non venga in mente di imitare sul serio Johnson, il premier inglese che ha compiuto il miracolo di realizzare la Brexit, liberando Londra dalle grinfie europee. Ciò gli ha permesso di battere il Covid con allegra rapidità e di surclassare i laburisti che sono tonti quanto i nostri progressisti, operazione che fallì perfino l'indimenticabile Thatcher, donna grandiosa.
Ecco il punto. Un rinnovamento della nostra patria negletta potrebbe avvenire soltanto se si creasse una base elettorale atta a sostenere una personalità potabile come il citato Johnson, che non ha paura degli avversari e li stritola assumendo decisioni apprezzate dai suoi cittadini. Dobbiamo smetterla con la retorica europeista, con il politicamente corretto, con i diritti civili delle minoranze, noi che siamo talmente scemi da non aver ancora introdotto una disposizione per l'eutanasia. E poi ci attacchiamo allo zanzaricida per tutelarci dalle disuguaglianze in un mondo di disuguali.