Coronavirus, le tesi contrapposte tra Massimo Galli e Roberto Burioni: è sempre duello tra virologi
«Quel che abbiamo ora è un ottimo vaccino per un virus che girava un anno fa in Cina. Il panorama attualmente si è molto variegato e questo rende difficile poter pensare con l'attuale vaccino di raggiungere l'immunità di gregge» «Pfizer ha un'efficacia del 100% nel prevenire la malattia grave da var inglese o sudafricana (la più temuta). Efficacia altissima anche nella protezione dall'infezione. Cautela sì, seminare il panico senza basi scientifiche no. Proprio no». Massimo Galli è sicuramente uno dei più grandi virologi italiani, ma difficilmente passerà alla storia per il suo inguaribile ottimismo.
Nelle ultime ore il direttore del reparto malattie infettive del Sacco ha rilasciato una serie di interviste su campagna vaccinale e chiusure che hanno riaperto le ostilità tra i vari fronti di virologi. In particolare, Galli è convinto che con l'alleggerimento delle norme anti-Covid concesso da Mario Draghi l'Italia rischi grosso, addirittura l'arrivo di una nuova ondata, un «colpo di coda» della pandemia che potrebbe arrivare tra «giugno e luglio». Questo perché ancora abbiamo pochi vaccini. E per di più, quelli che abbiamo rischiano di essere già obsoleti, inadatti ad affrontare le nuove varianti del Corona e insufficienti a raggiungere l'attesa immunità di gregge.
E su questa affermazione è scoppiata la bagarre: Roberto Burioni è arrivato ad accusare il collega di «seminare il panico» citando dati «senza alcuna base scientifica». Siamo ai ferri corti, alla faida dei professori, si salvi chi può. Tutto è iniziato nel salotto della Gruber a La7 venerdì sera. «Il vaccino che abbiamo ora è ottimo per un virus che girava un anno fa in Cina», ha spiegato Galli, «attualmente il panorama si è molto variegato. Ciò rende difficile pensare all'immunità di gregge con l'attuale vaccino». La spiegazione è ovvia: i prodotti di Pfizer, Moderna, AstraZeneca - oltre al russo Sputnik e al vaccino farlocco cinese, il Sinovac - sono stati tutti realizzati e testati sui ceppi "originali" del Covid. Ma ora la situazione è cambiata. Contro alcune varianti, come quella nata in Sud Africa, l'efficacia del prodotto si abbassa di molto. Il che non significa che chi è stato immunizzato rischi comunque di finire in terapia intensiva o di morire, ma che potrebbe comunque contrarre il virus. E anche trasmetterlo.
Il Covid, quindi, continuerebbe a circolare. Magari senza far danni, ma senza sparire del tutto. Forse mutando ancora. Per questo toccherà adattare ancora i vaccini (quelli prodotti con la nuova tecnologia a mRNA, ovvero Pfizer e Moderna, sono facilmente modificabili. AstraZeneca e gli altri meno) e rincorrere i nuovi tipi di virus. Non è finita qui. Galli ieri ha rilasciato un'intervista all'Eco di Bergamo nella quale parla della possibilità di una ripresa dei contagi, che potrebbe verificarsi tra giugno e luglio. La ragione: «Le riaperture - spiega il virologo - sono avvenute in una situazione in cui molte infezioni erano in giro, non c'era un calo tale da stare tranquilli» e quindi «bisogna vedere se l'incremento dei vaccini, di certo non ai livelli di quelli britannici, sarà in grado di compensare le riaperture troppo precoci, almeno ai fini epidemiologici». Insomma, un disastro.
Prima di disperarsi, però, bisogna anche dare un'occhiata a quel che dice Burioni. Il medico del San Raffale su Twitter ha commentato le teorie di Galli pubblicando una serie di ricerche che confermano l'efficacia dei vaccini anche sulle varianti. Nessuna di quest' ultime ha dimostrato di essere in grado di "bucare" i principali medicinali in circolazione. Per quanto riguarda il prodotto della Pfizer, poi, i test dimostrano che «ha un'efficacia del 100% nel prevenire la malattia grave da variante inglese o sudafricana (la più temuta). Efficacia altissima anche nella protezione dall'infezione (90% variante inglese, 75% variante sudafricana)». Ultima sentenza: «Cautela sì, ma seminare il panico senza basi scientifiche no. Proprio no».
Allarme ingiustificato da parte di Galli? Ovviamente bisogna scegliere a quale virologo credere. Burioni, però, ha già una risposta anche su questo: «E non dite voi scienziati fate confusione, ognuno dice quello che vuole, perché io ho citato il lavoro del New England Journal of Medicine (una delle più importanti riviste scientifiche del pianeta, ndr) che supporta le mie affermazioni. Non mettete sullo stesso piano chi dice che 2+2 fa 5 e chi gli fa notare che invece fa 4». Galli la prenderà bene?