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Filippo Facci, Beppe Grillo è finito: "Dal 25 al 6 per cento", è il leader politico meno popolare dopo il video sul figlio

Filippo Facci
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Il signor Giuseppe Piero Grillo risulta al primo posto nella classifica dei leader meno amati dagli italiani, e scavalca perciò Matteo Renzi che ormai da parecchio non se la passa bene. A spiegarlo è Paolo Natale (Istituto Ipsos) sul periodico web «Gli stati generali», e, non fosse chiaro, è una notizia clamorosa. Se guardiamo Renzi, il suo degradando è stato spesso legato a decisioni politiche: dall'altare del 71 per cento di gradimento (2014) è passato al 15 per cento del 2019 a quando boicottò il secondo governo Conte (10 per cento e, per quanto ci riguarda, canonizzazione immediata) e quindi, ora, Renzi è stabile a questa quota. Beppe Grillo invece sembrava inattaccabile: almeno sino a quando è giunta la ben nota esternazione/video riguardante le indagini su suo figlio Ciro per la presunta violenza sessuale in Sardegna. Da quel giorno, il livello di fiducia nel fondatore dei 5 stelle (che beninteso, tra la totalità degli italiani non è mai stato particolarmente elevato) è scivolato sino al 6 per cento, che è niente.

 

 

IL CONFRONTO
Dalla sua comparsa sulla scena politica, all'inizio dello scorso decennio, si era espresso positivamente su di lui una quota intorno al 20-25 della popolazione elettorale, e, in generale, Grillo piaceva ovviamente a quelli del suo Movimento (o a chi era intenzionato a votarlo) ma anche a qualche leghista o qualche potenziale ex astenuto, ex scheda bianca, insomma una fettina di italiani che per lui aveva addirittura ricominciato a votare. È anche vero che nel corso degli anni la sua presenza mediatica e soprattutto politica era progressivamente calata (e il suo blog scompariva) ed è vero che anche i sondaggi attorno alla sua figura si facevano più episodici perché ritenuti non sempre legati ai destini del Movimento.

 

 

Ogni rilevazione, però, misurava un tasso di gradimento che non si allontanava mai troppo dal livello citato (20-25) e in ogni caso non era mai sceso sotto un 16-18 per cento. Poi che è successo? Il video. I giudizi degli intervistati-Ipsos hanno registrato un peggioramento repentino quanto drastico. Un precipizio. E siamo al citato e misero 6 per cento: un consenso che registra un'impopolarità scaturita anche dall'interno del suo partito, dove a vederlo positivamente resta uno scarno 15-16 per cento contrapposto a un sostegno a Giuseppe Conte che sfiora il 95 per cento. Ed è incredibile, perché il dato dà ragione a chi ritiene che la molteplice crisi dei Cinque Stelle potrebbe essere risolta da uno come Conte (se ne prendesse saldamente e velocemente in mano la leadership politica) accompagnandosi a un progressivo oscuramento della figura del fondatore, figura più distruttiva che divisiva.

CALO GRILLINO
Per tutte queste ragioni il Movimento non cala proporzionalmente a Grillo (purtroppo) anche se la l'Ipsos di Pagnoncelli ha fatto sapere che i grillini di recente hanno perso altri due punti percentuali: ma qui c'entrerebbero anche altre cose, come il divorzio dei grillini da Casaleggio. Di fatto, ora i Cinque Stelle sono al 16 e qualcosa per cento dietro Fratelli d'Italia, mentre Forza Italia cresce (da 7,6 a 8 per cento) al pari di Azione di Carlo Calenda (da 2,4 a 2,8 per cento) e di Sinistra Italiana (dal 2 al 2,2 per cento). I dati sono aggiornati ai primi del mese, ma le voci attorno a un qualche ruolo futuro di Giuseppe Conte nel Movimento avrebbero già rianimato gli elettori, che secondo Emg (4 maggio) nei giro di pochi giorni erano già risaliti di uno 0,4 per cento in sette giorni, come se la sortita di Grillo fosse frattanto già stata riassorbita.

 

 

RUOLO DELLA DONNA
Ma una celere normalizzazione pare improbabile, anche perché molti talkshow intanto ripropongono il caso della presunta violenza sessuale di Ciro Grillo come tema centrale della serata (non c'è molto altro: o Covid o gli intrighi della magistratura) e il video di Beppe Grillo alla fine viene riproposto di continuo, divenendo esso stesso la vera vena dei dibattiti piuttosto di un'indagine che non offre molti spunti di novità. Le discussioni, in altre parole (forse non solo nei talkshow) girano attorno ai tipici pregiudizi e alle posizioni generiche e precostituite che Grillo è riuscito a condensare in un intervento solo: la violenza sessuale, il ruolo della donna in generale, non ultima una giustizia che nella visione esasperata e frettolosa di Grillo doveva «arrestare» o celermente assolvere gli indagati. Pochissimi hanno visto nella sortita di Grillo solo lo sfogo addolorato di un padre, a quanto pare: ma non risultando il popolo italiano come particolarmente sensibile al tema degli stupri - presenti ogni giorno nelle cronache - ai più, e probabilmente a molti grillini, quel discorso infelice è parsa forse un'opportunità o una scusa per archiviare una lunga sbandata politica (la propria) e assolvere se stessi dopo aver sostenuto il nulla del grillismo per anni, rivelatosi inconsistente come non mai: soprattutto dopo che il neo premier Mario Draghi è comparso come una figura che ha mandato a letto i bambini.

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