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Filippo Facci e l'interrogatorio di Piercamillo Davigo: mette nei guai mezzo Csm

Filippo Facci
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Ieri è stato ascoltato Pier Camillo Davigo nelle inedite vesti di persona normale, nel senso che non è più magistrato perché è andato in pensione da pochi mesi. Sarà stato interessante, per lui, trovarsi dall'altra parte della scrivania: e cercare di spiegare - col suo stile chiaro e assertivo che abbiamo conosciuto in tante interviste-fotocopia - il suo complicato comportamento degli ultimi mesi e come mai la sua segretaria Marcella Contrafatto si sia messa spedire ai giornali, alcuni in particolare, gli ormai famosi verbali dell'avvocato Piero Amara, quelli che rivelavano l'esistenza di una presunta loggia segreta denominata «Ungheria», e alla quale avrebbero aderito fior di magistrati.

Ma ricominciamo dall'audizione di Davigo, che se saltare il riassunto delle puntate precedenti renderà tutto piuttosto complesso. La testimonianza, davanti al procuratore Michele Prestipino e al pm Lia Affinito, ha riguardato ciò che sarebbe accaduto dopo che Davigo ricevette brevi manu i verbali che a Milano gli diede il pm Paolo Storari, carte che erano già divenute terreno di scontro tra quest' ultimo e il suo capo milanese Francesco Greco: da un lato, Storari avrebbe voluto iscrivere nel registro degli indagati, per associazione segreta, almeno 6 nomi che comparivano nei verbali: così da avviare subito una procedura che permettesse di ottenere tabulati telefonici e avviare intercettazioni; dall'altro, il procuratore Francesco Greco e l'aggiunto Laura Pedio avrebbero preferito una linea più morbida (molto più morbida) e iscrivere tra gli indagati, per calunnia, solo l'avvocato Piero Amara e due suoi collaboratori: come peraltro avvenne più avanti, il 9 maggio 2020.

 

 

 

 

 

In pratica, nell'opinione di Storari, fu un insabbiamento. Secondo Davigo in ogni caso non vi fu nulla di irrituale neppure nella sua comunicazione di quei fatti ad altre persone: ha detto di averne parlato con il vicepresidente David Ermini e informalmente con altre toghe del Csm, oltre ad aver informato il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi circa i contrasti interni alla Procura milanese. Salvi, però, ha detto che di verbali non ha mai sentito parlare. Ha solo detto di aver «immediatamente» informato Francesco Greco a Milano. Parentesi: l'audizione del libero cittadino Davigo rischia di essere alquanto parziale nel senso di non unica, visto che la vicenda corre sull'asse Milano-Roma-Perugia, e Davigo in futuro potrebbe essere ascoltato a Brescia perché la consegna del plico dei verbali, nelle sue mani, è appunto avvenuta nella capitale morale.

Davigo è stato sentito in qualità di teste, ma la sua ex segretaria al Csm Marcella Contraffatto è indagata a Roma con l'accusa di calunnia, e pare, anche, che abbia aggiunto ai verbali una lettera di accompagnamento in cui rincarava la dose circa la gravità dei contenuti. C'è da capire perché la signora, ora sospesa dal servizio, pure lei a un passo dalla pensione, si sia messa a distribuire verbali come una forcaiola qualsiasi, senza contare - millesima indiscrezione - che durante le perquisizioni sarebbe stata trovata anche una busta con all'interno circa 4 mila euro con riportata una data di poco precedente a uno degli invii dei plichi. Che significano quei soldi? Mistero fitto: Davigo ha detto che la segretaria avrebbe agito a sua insaputa e si sarebbe impossessata di quei verbali non si sa come, prima di recapitarli con lettera

 

 

 

 Tutto questo accadeva dopo che a Milano il pm Paolo Storari e il suo capo Francesco Greco praticamente neppure si parlavano più, o perlomeno non delle rivelazioni contenute nei verbali: il primo aveva più volte scritto al secondo, ma non ricevendo risposta. Certo è che Storari non poteva restarsene lì con i verbali in mano: in essi si parlava di una loggia segreta con 40 nomi altisonanti di magistrati, politici e militari, e chissà, magari è tutta una somma di calunnie: ma che andava approfondita. Francesco Greco invece si è limitato a sbolognare il fascicolo a Brescia. In quei verbali pare che si infangasse un altro consigliere del Csm, Sebastiano Ardita, che era amico e compagno di corrente di Piercamillo Davigo prima di interrompere ogni rapporto con lui.

Dimenticavamo che a Milano il procuratore generale Francesca Nanni intanto ha chiesto una relazione a Francesco Greco su tutto l'accaduto, mentre a Roma - tanto per complicare le cose - è indagato dall'altro ieri anche il pm Paolo Storari per rivelazione di segreto d'ufficio: questo, appunto, per aver dato i verbali a Davigo. Storari verrà ascoltato sabato a Roma, ma la competenza dovrebbe essere di Brescia che è solita occuparsi delle questioni che riguardano le toghe milanesi.

A Brescia, per ora, hanno solo aperto un fascicolo modello 44 contro ignoti per violazione del segreto di ufficio. Insomma, un bailamme. A Milano si fa notare che di tutta questa vicenda la Procura Generale e il Consiglio giudiziario non hanno mai saputo niente - da Francesco Greco - mentre Storari sembra scalpitante e pronto a raccontare di insabbiamenti dell'indagine sulla loggia ma anche altri dettagli che riguardano altri magistrati come l'aggiunto Fabio De Pasquale e Laura Pedio. Certo è che a Storari, anche in queste ore, continuano ad arrivare attestati di solidarietà da molti colleghi. Certo è, pure, che la guerra e le varie guerricciole in seno alla magistratura non lasciano trasparire niente di chiaro. Non all'opinione pubblica, almeno.

 

 

 

 

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