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Pietro Senaldi la verità sul ddl Zan: "Una sinistra in mala... Fedez", chi fa cabaret in Parlamento

Pietro Senaldi
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Se Fedez scende dal palco ed è disposto a dialogare anziché a monologare, Salvini c’è. L’intervento del cantante al concertone dei sindacati il Primo Maggio trasmesso da RaiTre, più che una testimonianza di solidarietà nei confronti degli omosessuali, si è risolto in un processo senza contraddittorio alla Lega, con annesso psicodramma sulla televisione pubblica. Il rapper ha sciorinato una breve lista di esponenti marginali del Carroccio, alcuni peraltro già espulsi a causa delle loro idee, riportandone le frasi omofobe, davvero inaccettabili.

Dopo di che, ha esortato il Parlamento ad approvare al più presto la legge Zan, propugnata dalla sinistra e osteggiata dal centrodestra. La norma rafforza le pene per chi esercita violenza sui gay ma prevede anche la persecuzione delle «opinioni idonee a determinare il concreto pericolo di compimento di atti discriminatori» in ragione dell'orientamento sessuale degli individui. Inoltre, vara iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, come la creazione di una giornata nazionale contro l'omofobia e la programmazione di interventi nelle scuole.

 

 

 

E qui si entra nei campi dei reati d'opinione e dell'indottrinamento. «Prendiamoci un caffè per parlare di libertà e diritti» è stata la proposta di Salvini a Fedez, al momento ignorata dal nuovo paladino dei gay, che dopo aver dileggiato gli omosessuali per anni in alcune sue canzoni, ora li difende giustificandosi con il fatto che ai tempi era «giovane e ignorante». Il leader leghista, incassato il silenzio della star, ha tirato dritto e ha annunciato per oggi la presentazione di un testo di legge snello: tre articoli che inaspriscano le pene per i violenti ma non limitino la libertà d'opinione e lascino scuola e bambini fuori dal piatto. È la sfida al marito della Ferragni e al progressismo moralista in generale, che si è accodato dietro al cantante, estasiato e immemore, o forse anch' esso ignorante.

Ed è anche la riprova che la Lega non è un partito omofobo, nonostante qualche sventurata dichiarazione di alcuni suoi rappresentanti, così come neppure Fedez detesta il mondo lgbt, malgrado abbia fischiettato in una sua canzone di nutrire «un odio represso verso i gay», abbia preso in giro Tiziano Ferro, definendolo «un mangiatore di wurstel» e non abbia risparmiato neppure i trans, ribattezzati «tipe col pacco».

 

 

 

 

 

Il problema però non è il cantante, che ha la libertà di dire quel che vuole sul palco e in sala di registrazione, di pentirsi e di contraddirsi senza chiedere scusa ma anzi puntando l'indice contro gli altri, come fan tutti. Si dà troppo peso a quel che dicono gli artisti fuori dalle loro performance professionali. Il punto è cosa farà il Pd, che finora si è nascosto sotto i tatuaggi di Fedez. I dem hanno approfittato del maldestro tentativo di censura operato da Rai3 sul monologo dell'artista al concerto, affermando che i vertici della tv pubblica vanno cambiati. È tempo di nomine e la difesa del rapper è un modo per trasformare un autogol - la terza rete è territorio di caccia progressista dalla sua fondazione - in un'occasione.

A stoppare Fedez ci ha provato Ilaria Capitani, ora vicedirettrice e per otto anni addetta stampa di Veltroni, ma la cagnara montata dal Pd è tesa a incolpare M5S, sul cui carro è salito all'ultimo l'attuale direttore della rete, Franco Di Mare, la Lega, attaccata da Fedez, e tutto il centrodestra, contrario alla legge Zan. Ipocrisie, colpi meschini. Se il Pd ci tiene davvero ai gay, stringa la mano tesa di Salvini sulla proposta che sarà comunicata oggi. Sarebbe un primo passo. Purtroppo siamo certi che Letta, che giusto ieri è andato a trovare Draghi per lamentarsi del leader leghista, declinerà l'offerta. Anche perché, se la accettasse, poi dovrebbe sedersi con il leader leghista anche per riformare la Rai, «dove i giallorossi hanno occupato ogni angolo», per dirla con l'ex ministro dell'Interno.

Ma soprattutto, sottoscrivere la modifica di Matteo alla legge Zan significherebbe rendere giustizia alla Lega sul tema omosessuali, mentre i dem preferiscono continuare a diffamarlo, facendo il coro a Fedez, che ha un grande pregio: dei progressisti gli importa ancora meno di quanto gli interessi davvero la causa omo. Se avesse a cuore i gay, e davvero gli suonassero stonati i suoi testi omofobi, il rapper potrebbe rinunciare ai diritti d'autore che incassa ogni volta che alla radio lo si sente intonare che odia gli omosessuali e che Tiziano Ferro frequenta «più i wurstel dei crauti».

 

 

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