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Marta Cartabia invita la Cassazione a sanzionare i magistrati: l'intreccio con la "Loggia Ungheria"

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Filippo Facci
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Stai a vedere che a pagare per lo schifo, alla fine, sarà chi ha denunciato lo schifo: ossia il pubblico ministero milanese Paolo Storari. La notizia di oggi, infatti, è che la ministra della Giustizia Marta Cartabia e il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi hanno fatto il punto sull'ennesima bufera che ha investito il Csm (si sono telefonati lunedì sera) e avrebbero convenuto sull'opportunità d'impartire sanzioni disciplinari, quindi già preannunciate. Già, ma contro chi? Forse è un po' presto per muoversi. Nel caso probabilissimo che non stiate capendo niente, comunque, ecco un non semplice riassunto: un pubblico ministero di Milano, nel 2019, assieme alla collega Laura Pedio, mette a verbale i racconti del tal avvocato Piero Amara, ex legale esterno dell'Eni, che gli parla dell'esistenza di una loggia massonica segreta denominata «Ungheria» e di cui avrebbero fatto parte anche dei magistrati.

 

 

Anche se questo Amara è un pregiudicato (condannato per aver corrotto giudici: uno che se ne intende) la cosa a Storari sembra ovviamente degna di nota anche perché Amara è sì un personaggio ambiguo, ma ha anche già fatto rivelazioni decisive che in passato hanno permesso di accertare determinati reati. Storari, perciò, pensa che ci sia quantomeno da iscrivere alcuni nomi nel registro degli indagati per poi cercare dei riscontri, oppure ci sia da procedere per calunnia contro questo Piero Amara. Il quale ha dichiarato di aver fatto parte di questa loggia per almeno 15 anni e ha descritto cenacoli, incontri carbonari e segni di riconoscimento; a introdurlo nella loggia sarebbe stato Giovanni Tinebra (morto cinque anni fa, ex procuratore a Caltanissetta che nel 2001 divenne capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, il Dap) assieme a molti esponenti della corrente di Magistratura Indipendente.

UN CALUNNIATORE?
Amara, in due parole, nei verbali descrive una consorteria dedita a pilotare nomine e fare affari e scambi di favori. Una vera e propria lista di aderenti a questa loggia Ungheria, però, non è stata ancora trovata, anche se conterebbe almeno una quarantina tra giudici, vertici istituzionali e capi delle forze dell'ordine. Lo stesso Amara dichiara di aver contribuito a nominare vari confratelli nelle istituzioni regionali ed elargito consulenze a destra e a manca, così da far ottenere affari ai più alti in grado e crescere nei ranghi della Loggia. Ungheria, a suo dire, vantava affiliati nel Csm, nelle procure, nei più noti studi legali, nel mondo imprenditoriale e addirittura nel Consiglio di Stato. Però questa loggia non ha una sede: i vertici si riuniscono (o riunivano) a casa di personaggi diversi o addirittura in alcune chiese del centro di Roma. Insomma, il quadro dipinto da Amara è gravissimo oppure lui è un calunniatore di alto rango: c'è comunque da indagare. Ecco perché il pm Paolo Storari fa quello che deve: informa il suo capo, che è il procuratore capo Francesco Greco, e tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020 gli invia una decina di email ma ottenendone nulla. Quello non gli risponde. A quel punto Storari teme che quei verbali gli scoppino in mano, e nell'aprile 2010 ne parla con l'allora consigliere Csm Piercamillo Davigo e invia al suo ufficio anche i famosi verbali di Amara (Davigo riferirà solo del colloquio, ma non di aver visto i verbali) e Storari fa questo come forma di «autotutela» di fronte all'inerzia del suo capo milanese, prevista dai regolamenti del Csm.

 

 

IL DOSSIER NELLE REDAZIONI
Ma anche qui, per quanto può vedere Storari, per almeno sei mesi all'apparenza non succede niente. In realtà succede: il suo capo, Greco, intanto ha discretamente iscritto nel registro degli indagati l'autore dei verbali, Piero Amara (colui che aveva denunciato la loggia) e due suoi collaboratori; il fascicolo, per competenza, è stato spedito alla procura di Perugia: ma in sostanza gli indagati (per calunnia, presumiamo) sono solo tre. Questo mentre a Roma, invece, la segretaria di Davigo Marcella Contrafatto ha inviato quei verbali al Fatto Quotidiano ea Repubblica (per questo sarà indagata) ma nessuno dei due giornali farà mai approfondimenti. Zero. Bel giornalismo. Sinché un altro quotidiano, Domani, un giorno pubblica tutto, assieme a dei documenti che peraltro confermano l'esistenza di consulenze poco trasparenti ottenute da Giuseppe Conte quand'era premier.

Dopodiché i quotidiani silenti, dopo aver imboscato i verbali per mesi, raccontano anche loro la storia della loggia Ungheria ma con certa sufficienza, parlando di «dossieraggio» e descrivendo questo Piero Amara come un personaggio inaffidabile. Poi si potrebbero aggiungere molte cose. Che un gruppo legato al comitato direttivo dell'Associazione nazionale magistrati (si chiama Articolo 101) ha chiesto lo scioglimento dell'intero Csm, e questo «per ridare credibilità alla giustizia». Che il procuratore Francesco Greco sta preparando una relazione per ricostruire la gestione del fascicolo «Ungheria» poi trasmesso a Perugia (sul comportamento di Greco dovrebbe indagare la procura di Brescia, tanto per semplificare le cose, ma si è mossa anche la procura generale di Milano) e poi che l'autorità giudiziaria invece romana dovrà verificare il racconto di Davigo.

 

 

Poi, ancora, che sarà il procuratore Raffaele Cantone, pare, a indagare sulla loggia «Ungheria» intesa come associazione segreta fuori legge. Che sono parecchi gli attestati di solidarietà che in queste ore sta ricevendo il pm di Milano Paolo Storari, il magistrato da cui è nato tutto ma che ha ricevuto solamente porte in faccia. E che ora, paradossalmente, essendo prematuri i tempi, rischia anche di entrare nelle mire delle eventuali sanzioni disciplinari preannunciate dalla Guardasigilli Marta Cartabia e dal procuratore della Cassazione Giovanni Salvi. Se non avete capito niente, se avete un giramento di capo, sappiate che è giusto. Non siete voi. È la giustizia italiana. Il malato è lei.

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