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Silvio Berlusconi, Pietro Senaldi svela l'ultima minaccia dei giudici: "Lasciate stare il Cavaliere malato"

Pietro Senaldi
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Silvio Berlusconi è ricoverato all'ospedale San Raffaele da 22 giorni. Ha 84 anni e ha subito un intervento al cuore, ha avuto il Covid, ha sconfitto il tumore e un'infinita serie di acciacchi. È il maggior contribuente italiano ma questo non gli ha impedito di essere estromesso dal Parlamento in forza di una condanna per evasione fiscale commessa da una società nella quale non ricopriva cariche. Siamo oltre il barbaro istituto della responsabilità oggettiva. Per farlo fuori, è stato stravolto il diritto penale, applicandogli retroattivamente la sanzione dell'ineleggibilità alle cariche istituzionali stabilita dalla legge Severino, entrata in vigore dopo i fatti contestati. Inevitabilmente, un tribunale lo ha riabilitato, ma solo nel 2018, dopo che al Cavaliere era stato impedito di ricandidarsi anche alle ultime Politiche.

 

 

 

Tempo e denaro

Le disavventure giudiziarie di Berlusconi, che ha rimediato una sola condanna su poco meno di quaranta processi subiti e conclusi, non sono finite malgrado l'avanzare dell'età e l'assenza del leader azzurro da Palazzo Chigi da ormai un decennio. Resta ancora in piedi il cosiddetto Ruby ter, dove Silvio è accusato di aver corrotto delle ragazze per farle rendere false testimonianze sulle serate della giovane marocchina alla villa di Arcore. C’è già stato un processo sulla vicenda della ragazza, il Ruby uno, nel quale il Cavaliere è stato accusato di sfruttamento della prostituzione e concussione e dal quale è uscito prosciolto dopo otto anni di calvario giudiziario perché il fatto non sussiste. Questo significa che attualmente la giustizia italiana, con tutti i problemi che ha, sta perdendo tempo e denaro dei cittadini per appurare se Berlusconi abbia dato dei soldi a delle donne che già aveva stabilmente a libro paga per aiutarlo a dimostrare che è innocente rispetto a un reato che secondo i giudici non esiste.

 

 

 

L’appuntamento

Questo ircocervo processuale può anche definirsi, più prosaicamente, accanimento o persecuzione giudiziaria. Silvio infatti è stato ricoverato il 6 aprile e da allora il tribunale ha già slittato due volte l'udienza, rimandandola di una settimana. Stavolta, grande concessione, l'appuntamento con i giudici è stato rinviato al 19 maggio ma il tribunale ha fatto sapere che, se per allora Berlusconi non sarà stato dimesso, gli manderanno i medici al San Raffaele, per accertarsi che non si sia barricato quaranta giorni in corsia pur di allungare i tempi del giudizio. Secondo il teorema dell'accusa quindi l'ex premier si sarebbe autoinflitto settimane di arresti ospedalieri per sabotare un processo nel quale non rischia sostanzialmente di finire in carcere neppure in caso di condanna. Tesi cervellotica. Da Silvio per le donne a Salvini per i clandestini, passando per Renzi, reo di aver cercato finanziamenti per far politica. Ora tocca pure a Grillo, che però se l'è cercata, per il presunto stupro del figlio, e forse un domani toccherà a Conte, per la mancata zona rossa nella Bergamasca. Sembra quasi che il reato in Italia sia governare; poi, a seconda di chi governa, il capo d'imputazione viene differentemente declinato.

 

 

 

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