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Vittorio Feltri contro Roberto Speranza: "Si tiene la poltrona, ma la pazienza è finita"

Vittorio Feltri
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È andata come doveva andare, male. La sfiducia rivolta a Speranza, ministro discusso della Sanità, presentata da Fratelli d'Italia, come previsto è stata respinta. Il responsabile del dicastero in questione rimane al suo posto perché gradito a Mario Draghi e a quasi tutti i partiti della maggioranza. Salvini, non sapendo che pesci pigliare, ha appoggiato, pur criticandolo seriamente, l'uomo incaricato di tutelare la nostra salute, confermandolo nel suo alto incarico. Quand'anche gli avesse espresso un voto contrario, nulla sarebbe cambiato, in quanto la maggioranza si è stretta attorno a Draghi e al personaggio che questi ha dichiarato di stimare, senza illustrarne i motivi.

 

D'altronde il leader della Lega ha già ampiamente dimostrato che intende permanere nell'esecutivo allo scopo di condizionarne l'azione. Esercizio che in parte gli è riuscito considerato che è stato capace di costringere il presidente del Consiglio a rivedere le sue posizioni circa il coprifuoco, cosa inutile, anzi negativa, in quanto siamo minacciati dal Covid e non dalle fiamme. Insomma Matteo, stando a Palazzo Chigi, non fa la bella statuina, bensì è in grado di portare a casa qualche risultato. Speriamo. Quanto a Giorgia Meloni, proponendo la sfiducia a Speranza, quantunque prevedesse di fallire l'obiettivo, ha compiuto brillantemente il proprio dovere: il suo partito, essendo l'unico all'opposizione, si è comportato coerentemente.

 

Le era chiaro che Speranza era blindato dal premier e dalla sinistra, quindi ella non sarebbe stata all'altezza di segarlo, tuttavia non ha rinunciato al tentativo di sfiduciarlo per ribadire di essere la sola politica che stia tenendo dritta la barra della congruenza col proprio pensiero. In sostanza, la giornata di ieri si è conclusa come avevamo ipotizzato in partenza, ossia con un nulla di fatto. Il ministro senza Speranza resta sulla cadrega a inanellare danni quanto in passato, Salvini conserva il seggio governativo e Draghi seguita a regnare. Non è successo niente di serio come spesso avviene nel Palazzo. E a noi tocca portare pazienza sebbene l'abbiamo esaurita. Nei prossimi giorni vedremo se la campagna vaccinale proseguirà a un ritmo accettabile. Abbiamo un ultimo timore: che l'Europa, fornitrice di dosi, sia inetta, oggi come ieri, nel mandarci la quantità necessaria di antidoti. Confidiamo in tutti tranne che in Bruxelles, che è peggio di Roma.

 

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