Recovery Plan, "per ricostruire liberiamo l'Italia". Con Libero il libro per evitare lo spreco di soldi
«I 210 miliardi del Recovery Fund, per lo più a debito, che l'Europa elargisce all'Italia per risollevarsi dai danni delle chiusure dovute al Covid sono un bivio. Da una parte, la speranza di far ripartire l'economia, dall'altra, la possibilità di perdere l'ennesima occasione, stavolta l'ultima, e imboccare la via del declino irreversibile. Non possiamo lasciare questa montagna di quattrini in pasto alle leggi e alla burocrazia attuale. Le prime sono ormai un inestricabile groviglio, funzionale solo a frustrare la libera impresa e spostare ogni potere nelle mani della magistratura, la seconda è la tassa più pesante, che grava sulle imprese per 31 miliardi l'anno. Questo volume sulla semplificazione amministrativa, curato da Lettera150, il pensatoio creato dal professor Giuseppe Valditara, contiene 12 interventi di personalità di primo piano con altrettanti suggerimenti su come impiegare al meglio il denaro di cui disporremo. I soldi sono la benzina, l'Italia è la macchina in panne, "Per ricostruire liberiamo l'Italia" è l'officina che può rimetterla in corsa, le proposte degli esperti sono la messa a punto, un manifesto su quel che andrebbe fatto prima di accendere il motore». Così il direttore Pietro Senaldi nella prefazione di "Per ricostruire, liberiamo l'Italia semplificazioni, certezza del diritto, appalti: la sfida del Recovery Plan e le riforme necessarie" (80 pagine) in regalo, domani 29 aprile, con Libero per i lettori di Roma, Milano e Pavia. Come sappiamo l'intento del Recovery Plan è rilanciare l'Italia. E per farlo diventa strategico «tagliare lacci e lacciuoli della burocrazia riducendo i tempi per le procedure amministrative, diminuire il peso dello Stato nella vita del cittadino, velocizzare gli appalti, utilizzare l'intelligenza artificiale (IA) perché il cittadino non abbia più a che fare con code e sportelli, evitare di paralizzare la Pa con una ingiustificata estensione della colpa grave per le ipotesi di danno erariale, ripristinare la presunzione d'innocenza» sostiene Giuseppe Valditara, professore di Diritto Romano all'Università di Torino, nonché coordinatore di Lettera150 e curatore del volume. Stando ai dati Istat l'Italia, nel 2020, ha registrato una perdita del Pil dell'8,9% contro una media Ue che si è fermata al 6,8%. Un dato confermato pure dalle stime pre-pandemia di Eurostat che ci collocavano all'ultimo posto con un misero +0,3% per il 2020. Ultimo posto pure nel 2019, 2018 così come nel 2017 e nel 2016. «È evidente che il problema è strutturale e richiede riforme strutturali, senza le quali i miliardi del Recovery saranno buoni solo per far assistenzialismo» sottolinea Valditara per cui la riforma più urgente è quella delle procedure amministrative e della burocrazia. «A partire dalla legge sugli appalti» precisa, «se si dovessero realizzare le opere pubbliche programmate dallo scorso governo avremmo un aumento del Pil dell'1,6%. Con l'attuale codice degli appalti non si riuscirà mai a realizzare un simile piano». E per il professore più che di semplificazione sarebbe meglio parlare di eliminazione delle procedure burocratiche: «Serve usare l'Ia dotando i cittadini di un unico documento di identità digitale». E proprio sull'utilizzo della Ia per modernizzare la Pa si concentra l'intervento del professor Paolo Branchini, Primo ricercatore INFN - Roma Tre: «Una riforma complessiva di tutto l'apparato burocratico è necessaria a prescindere dall'utilizzo dei fondi Ue». Per il ricercatore un unico documento d'identità digitale permetterebbe in modo semplice di verificare il possesso dei requisiti necessari per aprire un'attività, ottenere un contributo o un permesso di costruzione. Ma si potrebbe pensare anche a una carta d'identità virtuale "parziale" riservata al mondo delle procedure ad evidenza pubblica attraverso l'interazione di tutte le banche dati tenutarie di informazioni da usare durante la procedura.