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Il Recovery Plan? Una riedizione della Cassa del Mezzogiorno: pioggia di miliardi tutta al Sud

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Giuliano Zulin
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Diciamola tutta. Il famoso Recovery è in realtà una riedizione della Cassa del Mezzogiorno. Quasi metà delle risorse destinate, attraverso contributi a fondo perduto e prestiti (nuovo debito che peserà sull'Italia per 40 anni), è destinata al Meridione. Eppure la pandemia, motivo per il quale è nato lo stesso Recovery, ha colpito più il Nord di altre aree del Paese. Ma le indicazioni da Bruxelles e Draghi puntano su tutt' altro. Basta leggere le centinaia di pagine del progetto. Cominciamo dall'introduzione: «Un compito essenziale è accompagnare una nuova stagione di convergenza tra Sud e Centro-Nord Occorre dunque superare la debolezza strutturale del sistema produttivo del Sud, in corrispondenza alle raccomandazioni specifiche della Commissione Europea, che è il territorio arretrato più esteso e popoloso dell'area euro». Infatti «il governo ha deciso di investire il 40 per cento delle risorse del PNRR nelle otto regioni del Mezzogiorno, a fronte del 34 per cento previsto dalla legge per gli investimenti ordinari: le raccomandazioni specifiche della Commissione Europea invitano a investire al Sud sulle infrastrutture per la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche».

 

 

Ecco i capitoli d'intervento, con questo comandamento: «Rafforzare la competitività del sistema produttivo rafforzandone il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione incrementando il grado di coinvolgimento delle attività economiche di minore dimensione e collocate al Sud». - Turismo. «Almeno il 35% delle risorse verrà assegnato al Sud per rafforzare l'offerta turistica del Meridione e migliorare l'occupabilità dei giovani non impegnati nello studio o nel lavoro». - Immondizia. «Migliorare la gestione dei rifiuti e dell'economia circolare, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento rifiuti, in particolare colmando il divario tra regioni del Nord e quelle del Centro-Sud (oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono processate fuori dalle regioni di origine). Circa il 60% dei progetti si focalizzerà sui comuni del Centro-Sud Italia». - Ciclabili. «Realizzazione e manutenzione di reti ciclabili in ambito urbano, metropolitano, regionale e nazionale, sia con scopi turistici o ricreativi, sia per favorire gli spostamenti quotidiani e l'intermodalità, garantendo la sicurezza. Il 50% delle risorse destinate va alla Regioni del Sud». - Treni. «Aumento della competitività dei sistemi produttivi del Sud attraverso il miglioramento dei collegamenti ferroviari.

 

 

Si estenderà l'Alta Velocità al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l'avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e i primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza Battipaglia». - Infrastrutture sociali. «Investimenti rivolti alle amministrazioni locali del Sud per la realizzazione di interventi nuovi e/o di manutenzione straordinaria di scuole, strutture e residenze sanitarie, case popolari, patrimonio culturale, strutture sportive, arredi urbani, verde pubblico e altri ambiti della vita sociale». Secondo le tabelle finali del Recovery nel 2026 tutti questi interventi nel Mezzogiorno incrementeranno il Pil italiano di un punto, più o meno 17 miliardi. Tanto? Leggete cosa ha detto la ministra per il Sud, Mara Carfagna: «La Cassa del Mezzogiorno stanziò l'equivalente di circa 150 miliardi di euro in 10 anni; noi per i prossimi 5 anni ne impegnamo circa 82, di più perché è una quota destinata a crescere». Insomma, il Paese si indebiterà ulteriormente per dare oltre 80 miliardi al Mezzogiorno, che se tutto va bene (ricordate come fu gestita la Cassa del Mezzogiorno?) genereranno 17 miliardi di Pil l'anno. Che affarone.

 

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