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Tagadà, Pietro Senaldi e le aperture: "Maliziosamente tengono la Sardegna in rosso, come monito"

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"Vedo un intento moralistico nel governo, maliziosamente tengono in rosso la Sardegna, come monito": Pietro Senaldi commenta con una battuta i nuovi colori dell'Italia a partire dalla settimana prossima. Mentre la maggior parte del Paese andrà in giallo e arancione, solo la Regione di Christian Solinas resta in rosso. La stessa Regione che un mese fa fu l'unica a sperimentare la zona bianca, quella più vicina a una situazione pre-Covid. "Battute a parte, il sistema dei colori non ha funzionato - ha continuato il direttore di Libero - in collegamento con Tagadà su La7 -. Se avesse funzionato non si sarebbe passati dal bianco al rosso nel giro di quattro settimane. Io non ero in Sardegna in quei giorni, ma non credo si debba puntare il dito contro il comportamento dei sardi. Probabilmente non ha funzionato la campagna vaccinale e stanno pagando questo".

 

 

 

Senaldi, poi, ha commentato anche la vicenda Anna Macina-Giulia Bongiorno. La prima, sottosegretaria grillina alla Giustizia, ha  fatto delle insinuazioni sulla correttezza del lavoro della Bongiorno, avvocata della ragazza che accusa il figlio di Grillo e altri tre ragazzi di stupro. “Non si capisce se Bongiorno parla da difensore (che ha quel video), o da senatrice che passa informazioni al suo capo di partito di cui è anche difensore", ha detto la Macina, riferendosi al fatto che la Bongiorno sia anche una senatrice leghista.

 

 

 

"Ha fatto un'uscita infelice, però credo che la vicenda si chiuderà qui. A me sembra che la nostra ministra della Giustizia Marta Cartabia non sia in cerca di guai. E soprattutto si rende conto che silurare la Macina sarebbe una scelta politica", ha commentato Senaldi. La Cartabia, infatti, ha convocato la grillina e le ha detto che un esponente del governo non può entrare nel merito di un’indagine giudiziaria. "Giusta la tirata d'orecchie, ma la Cartabia non è un politico, non può far dimettere il sottosegretario politico per ragioni politiche", ha detto infine il direttore.

 

 

 

 

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